Pandemia del COVID-19

L’OIL stima una perdita di quasi 25 milioni di posti di lavoro nel mondo a causa del COVID-19

Una stima preliminare dell’impatto di COVID-19 sul mondo del lavoro indica che i suoi effetti avranno portata mondiale, spingendo milioni di persone alla disoccupazione, sottoccupazione e povertà lavorativa. Per far fronte a questa crisi, l'OIL propone misure incisive, immediate e coordinate.

Comunicato stampa | 19 marzo 2020
© Johan Ordonez / AFP
GINEVRA (Notizie OIL) — Secondo una stima preliminare dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), la crisi economica e del lavoro causata dalla pandemia del COVID-19 potrebbe incrementare la disoccupazione nel mondo di quasi 25 milioni.

Se verrà adottata una risposta con politiche coordinate a livello internazionale, come accaduto durante crisi economica e finanziaria mondiale del 2008-2009, l’impatto della pandemia sulla disoccupazione potrebbe essere significativamente inferiore.

La nota sulla stima preliminare, “COVID-19 e il mondo del lavoro: impatto e risposte” (COVID-19 and the world of work: Impacts and responses), richiede misure urgenti, coordinate e su larga scala su tre fronti: proteggere i lavoratori sul luogo di lavoro, stimolare l’economia e l’occupazione, e sostenere il lavoro e il reddito.

Tali misure comprendono l’estensione della protezione sociale, il sostegno per mantenere il lavoro (vale a dire lavoro di breve durata, ferie retribuite, altri sussidi) e sgravi finanziari e fiscali, anche per le micro, piccole e medie imprese. Inoltre, la nota propone misure di politica fiscale e monetaria e sostegno finanziario per specifici settori economici.

Diversi scenari

Sulla base di possibili scenari dell’ impatto del COVID-19 sulla crescita del Prodotto Interno Lordo globale, le stime dell’OIL indicano un aumento della disoccupazione globale tra 5,3 milioni (scenario a basso impatto) e 24,7 milioni (scenario ad impatto medio-alto) che si sommerebbe ai 188 milioni di disoccupati del 2019. In confronto, la crisi finanziaria globale del 2008-2009 aveva portato all'incremento della disoccupazione globale di 22 milioni.

Anche la sottoccupazione dovrebbe aumentare su larga scala, poiché le conseguenze economiche della pandemia si traducono nella riduzione delle ore di lavoro e dei salari. Il lavoro autonomo nei paesi in via di sviluppo, che spesso serve ad attenuare l’impatto del cambiamento, potrebbe subire un contraccolpo a causa delle restrizioni alla circolazione delle persone (ad esempio fornitori di servizi) e delle merci.

Il calo dell’occupazione causa grandi perdite di reddito per i lavoratori. Lo studio stima queste perdite in una cifra che varia tra l'equivalente di circa 860 e 3.400 miliardi di dollari americani entro la fine del 2020. Ciò si tradurrà in una riduzione dei consumi di beni e servizi che, a loro volta, impatteranno sulle imprese e le economie.

Anche la povertà lavorativa dovrebbe aumentare significativamente, poiché “l'impatto sui redditi derivante dal declino dell’attività economica avrà effetti devastanti per i lavoratori e le lavoratrici che hanno un reddito prossimo o inferiore alla soglia di povertà”. L’OIL stima che tra 8,8 e 35 milioni di persone in più si troveranno in condizioni di povertà lavorativa in tutto il mondo, rispetto alla stima di inizio anno che prevedeva un calo di 14 milioni nel 2020.

Risposte con politiche rapide e coordinate

“Questa non è più solo una crisi sanitaria globale, ma è anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro che sta avendo un enorme impatto sulle persone”, ha dichiarato Guy Ryder, Direttore Generale dell’OIL. “Nel 2008, il mondo ha affrontato in modo unito le conseguenze della crisi economica e finanziaria mondiale e, grazie a questo fronte comune, è stato possibile far evitare peggiori conseguenze. Anche ora abbiamo bisogno di questo tipo di leadership e di azioni immediate”, ha aggiunto.

Questa non è più solo una crisi sanitaria globale, ma è anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro che sta avendo un enorme impatto sulle persone”

Guy Ryder, Direttore Generale OIL
La nota dell’OIL avverte che alcuni gruppi saranno colpiti in modo sproporzionato dalla crisi del lavoro con conseguente aumento delle disuguaglianze. All’interno di questo gruppo rientrano le persone che svolgono lavori meno protetti e meno retribuiti, in particolare giovani e lavoratori anziani, nonché le lavoratrici e i lavoratori migranti. Questi ultimi sono maggiormente vulnerabili a causa della mancanza di protezione e diritti sociali, mentre le donne tendono ad essere sovrarappresentate nei lavori a basso reddito e nei settori interessati.

“In tempi di crisi come quello attuale, abbiamo due strumenti chiave che possono aiutare a mitigare i danni e ripristinare la fiducia della gente. In primo luogo, il dialogo sociale e l’interazione costante tra lavoratori/trici, datori di lavoro e i loro rappresentanti è fondamentale per costruire la fiducia e sostenere le misure di cui si ha bisogno per superare questa crisi. In secondo luogo, le norme internazionali del lavoro forniscono una base solida per adottare risposte attraverso politiche incentrate su una ripresa sostenibile ed equa. Questo misure dovrebbero essere adottate per ridurre al minimo l'impatto di questo difficile momento sulle persone”, ha concluso Ryder.