La crisi globale del lavoro: il G20 deve agire ora per evitare che un decennio vada perso

Dichiarazione di Juan Somavia, Direttore Generale dell’ILO

Dichiarazione | Geneva | 2 novembre 2011

La congiuntura mondiale dell’occupazione è terribile. I disoccupati hanno superato i 200 milioni e continuano ad aumentare. Il tasso attuale di crescita dell’occupazione a livello globale – all’uno per cento o meno – non potrà rimpiazzare i 30 milioni di posti di lavoro persi da quando la crisi è iniziata nel 2008.

Ma le cifre sulla disoccupazione sono solo un aspetto del problema. Esse mascherano la realtà di milioni di lavoratori con un contratto part-time perché non hanno altre alternative, lavoratori che posticipano il loro ingresso nel mercato del lavoro o che rinunciano del tutto a cercarsi un impiego. Anche prima della crisi, la metà degli occupati al di fuori del settore agricolo si trovava nell’economia informale e due lavoratori su cinque nel mondo vivevano al di sotto della soglia di povertà dei 2 dollari al giorno a persona. I giovani sono i più colpiti: la disoccupazione giovanile è arrivata a quasi 80 milioni, una percentuale due o tre volte superiore a quella degli adulti.

Disoccupazione e disuguaglianza di reddito sono il comune denominatore dei movimenti di protesta che si stanno moltiplicando in varie regioni del mondo. Milioni di persone hanno un lavoro ma vengono private dei requisiti base della loro dignità: diritti, protezione sociale e libertà di espressione. Abbiamo assistito a manifestazioni legate al lavoro in ben 25 paesi.

La situazione potrebbe peggiorare. Con il rallentamento dell’economia dalla metà del 2011, siamo sull’orlo di una recessione mondiale dell’occupazione che potrebbe durare un intero decennio. E se ignoriamo l’aspirazione comune ad una giusta opportunità di accedere ad un lavoro dignitoso, le conseguenze sociali e politiche potrebbero essere catastrofiche.

Quando i leader del G20 si incontreranno a Cannes questa settimana, la loro più grande sfida sarà ascoltare i propri cittadini e rispondere ad un malcontento globale in continua crescita. Proveranno a calmare i mercati finanziari rassicurandoli sulla capacità dell’Eurozona innanzitutto, poi degli Stati Uniti e, infine, del Giappone di saper gestire le loro crisi del debito sovrano. È urgente spegnere l’incendio finanziario attraverso misure e disposizioni di emergenza. Pertanto, se vuole conservare la sua legittimità politica, il G20 deve affrontare con lo stesso vigore la tragedia dei milioni di lavoratori disoccupati e precari che stanno pagando il prezzo di una crisi di cui non sono responsabili. Come proposto dai Ministri del lavoro e dell’occupazione del G20 in occasione della riunione di Parigi, sono essenziali misure di stimolo alla crescita dell’occupazione di qualità. I summit del mondo del lavoro e delle imprese del G20 dovranno sostenere questa proposta.

I leader del G20 possono orientare le loro iniziative di rilancio dell’economia mondiale verso il lavoro dignitoso basandosi su forti partnership tra pubblico e privato. Questo vuol dire adottare quattro misure concrete che hanno dimostrato la loro forza.

  • In primo luogo, gli investimenti nelle infrastrutture per la creazione di posti di lavoro devono essere portati dall’attuale 5-6 per cento all’ 8-10 per cento del PIL nei prossimi cinque anni. La Cina e l’Indonesia hanno dimostrato che questi investimenti hanno un ruolo chiave nel sostenere l’occupazione in un periodo di recessione.
  • In secondo luogo, bisogna garantire che le piccole e medie imprese, che sono la principale fonte di posti di lavoro, abbiano accesso al credito bancario e ai sistemi di sostegno alla gestione aziendale. Esse dovrebbero godere di una quantità di credito che cresca almeno allo stesso ritmo di quello concesso alle grandi imprese. Il Brasile e la Russia hanno fatto esattamente questo.
  • Terzo, bisogna concentrarsi sui posti di lavoro per i giovani, attraverso sistemi di apprendistato e servizi di orientamento efficaci, attraverso la formazione imprenditoriale, al fine di facilitare la transizione scuola-lavoro. I paesi che seguono questo percorso, come l’Australia, la Germania e Singapore, hanno i tassi di disoccupazione giovanile più bassi.
  • Infine, dobbiamo creare un sistema universale di protezione sociale di base in quei paesi dove la copertura è scarsa. Questo potrebbe essere fatto ad un costo che varia dall’1 al 2% del PIL, a seconda del paese. In Argentina, Brasile, India, Messico e Sud Africa esistono piani di protezione sociale finanziati con fondi pubblici che stanno sottraendo milioni di persone alla povertà.

Se i paesi di concentreranno su queste priorità, creando piani credibili e socialmente responsabili per finanziare il loro debito sovrano e per consolidare i conti pubblici, la ripresa sarà più forte. Se adottate su larga scala, queste misure, che integrano politiche macroeconomiche, occupazionali e politiche inclusive del mercato di lavoro, consentiranno l’aumento del tasso di crescita dell’occupazione globale dell’1,3 per cento recuperando, in questo modo, per il 2015 il tasso di occupazione della popolazione in età da lavoro esistente prima della crisi.

Un consenso intorno alle politiche che rispondono alle esigenze di reddito, giustizia e dignità si potrà creare solo con il rispetto dei diritti fondamentali del lavoro e ascoltando la voce delle persone attraverso il dialogo sociale.

Il mondo si sta confrontando con un serio problema di equità. La percezione secondo la quale alcune banche sono troppo grandi per fallire e alcune persone troppo piccole per contare qualcosa, l’idea che gli interessi finanziari abbiano la precedenza sulla coesione sociale, tutto questo mina la fiducia delle persone e la speranza di avere un lavoro dignitoso.

A Cannes, l’ILO inviterà i leader del G20 a rimettere l’economia reale alla guida dell’economia globale; a riorientare il settore finanziario verso investimenti produttivi a lungo termine nelle imprese sostenibili; a ratificare e ad applicare le otto convenzioni fondamentali dell’ILO; a mobilitarsi a favore dell’occupazione, della protezione sociale e dei diritti fondamentali del lavoro con lo stesso impegno che hanno messo nel controllare l’inflazione e le finanze pubbliche. Questo consentirà di gettare le basi per una nuova era di giustizia sociale e per riconquistare la fiducia della gente.