Nota OIL sul mondo del lavoro
Il mercato del lavoro è destinato a peggiorare ulteriormente a causa del perdurare del conflitto in Ucraina e delle altre crisi
Secondo l’ultima edizione della Nota OIL sul mondo del lavoro, la disoccupazione e le disuguaglianze sono destinate a peggiorare a causa delle molteplici crisi economiche e politiche che si sovrappongono, minacciando la ripresa del mercato del lavoro su scala mondiale.

L’aumento dell’inflazione sta causando un calo dei salari reali in molti paesi. Ciò si aggiunge alla significativa diminuzione dei redditi registrata durante la crisi del COVID-19 che ha colpito soprattutto i gruppi a basso reddito di molti paesi.
Il rapporto ILO Monitor on the world of work. 10th edition (“Nota OIL sul mondo del lavoro. 10ª edizione”) rileva che il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro sta incidendo sulla creazione di occupazione e sulla qualità del lavoro, sottolineando che “i dati disponibili indicano un forte rallentamento del mercato del lavoro”. È probabile che le disuguaglianze del mercato del lavoro aumentino, contribuendo al perdurare delle diseguaglianze tra economie sviluppate e in via di sviluppo.
Abbiamo bisogno di un forte impegno per iniziative come l’Acceleratore globale delle Nazioni Unite per il lavoro e la protezione sociale che aiuterebbe i paesi a creare 400 milioni di posti di lavoro e ad estendere la protezione sociale ai quattro miliardi di persone che attualmente non ne beneficiano”
Gilbert F. Houngbo, Direttore Generale OIL
“Affrontare la situazione preoccupante dell’occupazione a livello globale e prevenire una recessione del mercato del lavoro richiederà delle politiche coerenti e integrate, sia a livello nazionale che globale”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’OIL, Gilbert F. Houngbo. “Abbiamo bisogno di mettere in campo un ampio spettro di strumenti, includendo interventi sui prezzi dei beni pubblici, la ridistribuzione degli extra profitti, il rafforzamento della sicurezza del reddito attraverso la protezione sociale, l’incremento delle misure di sostegno al reddito e interventi di supporto mirati per le persone e le imprese più vulnerabili”.
Houngbo ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di un forte impegno per iniziative come l’Acceleratore globale delle Nazioni Unite per il lavoro e la protezione sociale che aiuterebbe i paesi a creare 400 milioni di posti di lavoro e ad estendere la protezione sociale ai quattro miliardi di persone che attualmente non ne beneficiano. Inoltre, una rapida conclusione del conflitto in Ucraina, come richiesto dalle risoluzioni del Consiglio d’amministrazione dell’OIL, sarebbe un ulteriore contributo al miglioramento della situazione occupazionale a livello globale”.
All’inizio del 2022, il numero di ore lavorate a livello globale era in forte ripresa, in particolare nelle professioni più qualificate e tra le donne. Ciò è stato determinato da un aumento del lavoro informale che mette in pericolo il percorso di formalizzazione che è in atto da 15 anni. La situazione è peggiorata nel corso dell’anno e, nel terzo trimestre del 2022, le stime dell’OIL indicano un livello di ore lavorate inferiore dell’1,5 per cento rispetto ai livelli pre-pandemia. Questa percentuale equivale a un deficit di 40 milioni di posizioni lavorative a tempo pieno.
Ucraina
Oltre ai terribili costi umani, la guerra in Ucraina ha avuto un impatto negativo drammatico sull’economia e sul mercato del lavoro del paese. L’OIL stima che nel 2022 il tasso di occupazione sarà inferiore del 15,5 per cento (o 2,4 milioni di posti di lavoro) rispetto al livello pre-conflitto del 2021. Questa stima è migliore rispetto a quella dell’aprile 2022 che prevedeva una perdita di 4,8 milioni di posti di lavoro. Il cambiamento positivo è una conseguenza della riduzione del numero di zone occupate del territorio ucraino o di aree nelle quali proseguono le ostilità. Secondo la Nota OIL, questa parziale ripresa del mercato del lavoro continua ad essere modesta e piuttosto fragile.Il rapporto evidenzia che l’elevato numero di sfollati e di rifugiati in cerca di lavoro in Ucraina e altrove accresce le sfide occupazionali. È inoltre probabile che questa situazione possa produrre una pressione al ribasso dei salari.
Il rapporto stima che il 10,4 per cento della forza lavoro del paese sia ora rifugiato in altri paesi. La maggior parte degli 1,6 milioni di rifugiati è composto da donne, molte delle quali hanno lavorato in precedenza nei settori dell’istruzione, della sanità e della cura e assistenza. Una recente indagine ha rilevato che, finora, il 28 per cento dei rifugiati che sono stati intervistati ha trovato un lavoro retribuito o autonomo nei paesi di accoglienza.
Gli effetti del conflitto si fanno sentire nel mercato del lavoro dei paesi limitrofi all’Ucraina. Questi potrebbero generare destabilizzazione dal punto di vista politico e del lavoro.
In Asia centrale e a livello globale tali effetti si riflettono nell’aumento e la maggior volatilità dei prezzi e nella crescita dell’insicurezza alimentare e della povertà.