110ª Conferenza Internazionale del Lavoro
Il ricorso alla guerra nega la giustizia sociale, afferma il Direttore Generale dell’OIL
“Lo stato di diritto deve prevalere”, dichiara il Direttore Generale dell’OIL, Guy Ryder, in occasione della sessione di apertura della 110ª Conferenza Internazionale del Lavoro.

“Una pace duratura è essenziale per il raggiungimento dalla giustizia sociale. Allo stesso modo, il raggiungimento della giustizia sociale dipende dalla pace. Chi ricorre alla guerra nega la giustizia sociale. Chi ostacola la giustizia sociale mette in pericolo la pace”, ha sottolineato Ryder.
Guy Ryder ha avvertito che, in un contesto di ripresa disomogenea e talvolta “fragile” dei mercati del lavoro a seguito della crisi innescata dalla pandemia, per l’economia globale “probabilmente il peggio deve ancora avvenire” a causa dell’impatto dell’aggressione russa contro l’Ucraina.
La situazione “sta generando delle crisi globali per quanto riguarda la fornitura di cibo, l’energia e la finanza”, ha affermato Ryder, e “ha messo la cooperazione internazionale sotto una pressione crescente e forse senza precedenti”.
“Come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, un’aggressione militare non può essere tollerata e non deve prevalere. Allo stesso modo, la violazione delle norme internazionali del lavoro non deve rimanere senza risposta”, ha aggiunto il Direttore Generale esortando i delegati a dimostrare “che il sistema multilaterale — in stretto raccordo con il sistema tripartito — funziona”.
Come in ogni Conferenza Internazionale del Lavoro, i delegati esamineranno i casi specifici dei paesi che vengono sottoposti all’attenzione della Commissione per l’applicazione delle norme.
Presentando il suo rapporto alla Conferenza, intitolato I paesi meno sviluppati: Crisi, trasformazione strutturale e futuro del lavoro, Ryder ha affermato che “i paesi meno sviluppati sono quelli che rischiano maggiormente di rimanere indietro. Se vogliamo progredire con gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, è necessario focalizzarsi sui paesi meno sviluppati, perché è soprattutto lì che si giocherà il destino dell’Agenda”.
Il Direttore Generale ha accolto con favore le discussioni chiave che si svolgeranno in seno alla Conferenza. Tra queste, la proposta di modifica della Dichiarazione dell’OIL sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, del 1998, per includere la salute e sicurezza sul lavoro come diritto fondamentale.
Facendo riferimento ai tre milioni di vite perse ogni anno a causa di infortuni e malattie legate al lavoro, il Direttore dell’OIL ha sottolineato la “chiara e netta” responsabilità dell’Organizzazione di proteggere i lavoratori da malattie e infortuni sul lavoro.
Si terrà anche una discussione preliminare sull’apprendistato di qualità, in vista della possibile creazione di una nuova norma internazionale del lavoro. Inoltre, le commissioni discuteranno il tema del lavoro dignitoso e dell’economia sociale e solidale, come pure l’obiettivo strategico dell’occupazione come parte del meccanismo di monitoraggio della Dichiarazione dell’OIL sulla giustizia sociale per una globalizzazione equa.
Un vertice di alto livello sul mondo del lavoro, che si terrà il 10 giugno, sarà dedicato al tema “Affrontare le molteplici crisi globali: Promuovere una ripresa e una resilienza incentrate sulla persona”.
Il primo giorno della Conferenza ha visto l’elezione di Claudio Moroni, Ministro del Lavoro, dell’Occupazione e della Sicurezza Sociale dell’Argentina, come Presidente della 110ª sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro.
La Conferenza ha eletto come vicepresidenti Ali Samikh Al-Marri (governi) del Qatar, Alexandre Furlan (datori di lavoro) del Brasile e Paola del Carmen Egúsquiza Granda (lavoratori) del Perù.
“Mettere in pratica la ‘nuova normalità’ che tanto sosteniamo, ponendo le persone al centro delle nostre preoccupazioni, richiede l’attuazione tempestiva di politiche inclusive e di un sistema di regole e accordi internazionali che promuova la crescita per una distribuzione equa dei suoi risultati”, ha sottolineato Claudio Moroni.
La Conferenza, ha sottolineato Renate Hornung-Draus, vicepresidente (datori di lavoro) del Consiglio d’Amministrazione dell’OIL, “si svolge in un periodo di crisi globali complesse che pongono una sfida esistenziale alle istituzioni e alle tradizioni multilaterali così come sono state create e sviluppate nel ventesimo secolo e che potrebbero costituire un punto di svolta per la realizzazione di un futuro che deve essere plasmato in modo proattivo, anche dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro”.
“Nel 2022 ci troviamo di fronte a minacce esistenziali come la guerra nucleare, il cambiamento climatico e le pandemie, unitamente ad un mix tossico di aumento della povertà e delle disuguaglianze, estremismo, nazionalismo, violenza di genere e riduzione dello spazio democratico”, ha aggiunto Catelene Passchier, vicepresidente (lavoratori) del Consiglio d’Amministrazione dell’OIL.
La Conferenza, che costituisce il parlamento mondiale del lavoro, è il più grande consesso internazionale dedicato al mondo del lavoro, a cui partecipano i rappresentanti dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori dei 187 Stati membri dell’OIL. I delegati discutono le principali questioni relative al mondo del lavoro, adottano e controllano l’applicazione delle norme internazionali del lavoro e stabiliscono le priorità globali e il bilancio dell’OIL.