ILO/AIDS e mondo del lavoro

Stigma e discriminazione rimangono i problemi principali per i lavoratori con HIV/AIDS

Un rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e della società di sondaggi d’opinione Gallup International rivela il persistere di stigma e discriminazione legati all’HIV nel mondo del lavoro.

Comunicato stampa | 30 novembre 2021
© ILO
GINEVRA (notizie OIL) — Più di 40 anni dopo l’inizio dell’epidemia di AIDS, rimangono importanti la stigmatizzazione e le discriminazioni legate all’HIV, secondo una nuova indagine globale rilasciato prima della Giornata Mondiale dell’AIDS.

Quasi quattro persone intervistate su dieci hanno affermato che, alle persone che vivono con l’HIV, non dovrebbe essere permesso di lavorare direttamente con persone non sieropositive. Ben sei persone su dieci, inoltre, si sono pronunciate a favore dell’obbligo del test HIV prima che le persone siano autorizzate a lavorare.

Lo studio ha rivelato come gli atteggiamenti stigmatizzanti e discriminatori siano alimentati da una mancanza di conoscenza sulla trasmissione dell’HIV. Solo una persona su due sapeva che l’HIV non può essere trasmesso condividendo il bagno e solo una persona su quattro ha risposto correttamente alle domande su come si trasmette l’HIV. Miti e idee sbagliate persistono e contribuiscono allo stigma e alla discriminazione.

Il rapporto The ILO global HIV discrimination in the world of work survey (“Indagine globale dell’OIL sulle discriminazioni legate all’HIV nel mondo del lavoro”), è il prodotto di una collaborazione innovativa tra l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e la società di sondaggi di opinione Gallup International. Il rapporto fa luce sulle cause della persistenza della stigmatizzazione e delle discriminazioni legate all’HIV nel mondo del lavoro. Le informazioni sono state raccolte da più di 55.000 persone in 50 paesi, in tutto il mondo.

Le opinioni variano considerevolmente da una regione all’altra.  La tolleranza più bassa per lavorare direttamente con persone sieropositive è stata trovata in Asia e nel Pacifico (solo il 40 per cento ha affermato che, alle persone sieropositive, dovrebbe essere permesso di lavorare con persone non sieropositive) e in Medio Oriente e Nord Africa (dove solo il 42 per cento ha affermato che, alle persone sieropositive, dovrebbe essere permesso di lavorare con persone non sieropositive).

Il mondo del lavoro ha un ruolo chiave da svolgere. Lo stigma e le discriminazioni sul luogo di lavoro emarginano le persone, spingono le persone sieropositive verso la povertà e minano l’obiettivo del lavoro dignitoso”.

Chidi King, capo del Servizio dell’uguaglianza tra donne e uomini, della diversità e dell’integrazione (GEDI) dell’OIL
Le regioni con gli atteggiamenti più positivi sono state l’Africa orientale e meridionale, dove quasi il 90 per cento degli intervistati ha detto che dovrebbe essere permesso lavorare direttamente con persone sieropositive.

Anche i livelli di istruzione più alti sono associati ad atteggiamenti positivi nei confronti del lavoro con le persone sieropositive. A livello globale, il 68 per cento di coloro che hanno un’istruzione terziaria concorda sul fatto che lavorare direttamente con persone sieropositive dovrebbe essere permesso, rispetto al 39,9 per cento di coloro che hanno solo un’istruzione primaria.

“È scioccante che, a 40 anni dall’inizio dell’epidemia di HIV/AIDS, i miti e le idee sbagliate siano ancora così diffusi. La mancanza di dati basilari su come si trasmette l’HIV alimenta lo stigma e la discriminazione”, ha detto Chidi King, capo del Servizio dell’uguaglianza tra donne e uomini, della diversità e dell’integrazione (GEDI) dell’OIL. “Questa indagine è un campanello d’allarme per rafforzare i programmi di prevenzione ed educazione all’HIV. Il mondo del lavoro ha un ruolo chiave da svolgere. Lo stigma e le discriminazioni sul luogo di lavoro emarginano le persone, spingono le persone sieropositive verso la povertà e minano l’obiettivo del lavoro dignitoso”.

Il rapporto offre una serie di raccomandazioni, tra cui l’attuazione di programmi sull’HIV che aumentino la conoscenza dei lavoratori sulla trasmissione dell’HIV e dissipino miti e idee sbagliate, il miglioramento del contesto giuridico e politico intorno all’HIV per proteggere i diritti dei lavoratori, l’abolizione del test HIV obbligatorio in linea con la Raccomandazione sull’HIV/AIDS del 2010 (n. 200), il miglioramento dell’accesso alla protezione sociale e la lotta contro la violenza e le molestie che possono derivare dallo stigma e dalle discriminazioni, ratificando e attuando la Convenzione sulla violenza e le molestie del 2019 (n. 190).