Lavoro minorile
Il lavoro minorile e la tratta di esseri umani nelle catene globali di fornitura rappresentano ancora oggi preoccupazioni importanti
Nuove stime sul lavoro minorile, il lavoro forzato e la tratta di esseri umani nelle catene globali di fornitura sono state pubblicate in un rapporto redatto da OIL, OCSE, OIM e UNICEF — membri del partenariato dell'Alleanza 8.7 su lavoro minorile, lavoro forzato, schiavitù moderna e tratta di esseri umani.

Il rapporto, Ending child labour, forced labour and human trafficking in global supply chains (“La fine del lavoro minorile, del lavoro forzato e della tratta di esseri umani nelle catene globali di fornitura”), fornisce le prime stime di sempre sul lavoro minorile e la tratta di esseri umani nelle catene globali di fornitura.
Tra i bambini coinvolti nel lavoro minorile, la percentuale presente nelle catene globali di fornitura varia attraverso le diverse regioni:
- 26 per cento in Asia orientale e sud-orientale.
- 22 per cento in America Latina e i Caraibi.
- 12 per cento in Asia centrale e meridionale
- 12 per cento in Africa sub-sahariana
- 9 per cento in Africa settentrionale e Asia occidentale
Il rapporto delinea numerose aree chiavi nelle quali i governi e le imprese possono fare di più. Esso sottolinea il ruolo fondamentale degli Stati nell’affrontare le lacune nella legislazione, nell’applicazione e nell’accesso alla giustizia (che creano spazio per la non conformità) e nella creazione di un quadro per una condotta aziendale responsabile. Il rapporto esamina inoltre come i governi possano dare l’esempio integrando le considerazioni di dovuta diligenza nelle proprie attività, come soggetti che richiedono beni e servizi, proprietari di imprese e fornitori di crediti e prestiti.
Parlando al Forum per la pace di Parigi, il Segretario Generale dell’OCSE Angel Gurria ha dichiarato: “Questi risultati, basati su una metodologia OCSE applicata in vari contesti economici e ambientali, sottolineano la necessità per i governi di ampliare e rafforzare gli sforzi per garantire che le imprese rispettino diritti umani nelle loro operazioni e attraverso le catene di fornitura. La creazione di un ambiente favorevole per la dovuta diligenza nella condotta professionale deve essere un’azione chiave per i governi”.
Il rapporto evidenzia inoltre un approccio preventivo più ampio incentrato sulle cause profonde, compresa la privazione di minori e famiglie, in particolare nei segmenti a monte e esternalizzati delle catene globali di fornitura che operano nell’economia informale, dove i rischi sono maggiori.
“Questi risultati chiariscono che gli sforzi contro la tratta di esseri umani nelle catene globali di fornitura saranno inadeguati se non si estendono oltre i fornitori immediati per includere attori a monte impegnati in attività come l’estrazione di materie prime e l’agricoltura e che fungono da input per altri settori”, ha affermato il Direttore Generale dello IOM Antonio Vitorino.
Per le imprese, il rapporto sottolinea che la dovuta diligenza necessita di un approccio globale dell’intera catena di fornitura.
La due diligence è unica, in quanto si basa e regola allo stesso tempo le pratiche commerciali esistenti, introducendo anche processi che sono ancora relativamente nuovi nel contesto delle catene di fornitura, quei processi da garantire per correggere le distorsioni lungo la catena di fornitura. È importante sottolineare che una due diligence efficacie sul lavoro minorile, il lavoro forzato e la tratta di esseri umani è preventiva, prioritaria e commisurata alla gravità e alla probabilità del danno e costituisce parte integrante della gestione e del processo decisionale dell’impresa.
Le stime sono state generate combinando i dati sul numero totale stimato di bambini in lavoro minorile con i dati sui flussi commerciali e sulle catene del valore all’interno dei paesi e attraverso le frontiere. Lo stesso esercizio è stato effettuato per la tratta di esseri umani.
“Il lavoro minorile può avere conseguenze negative per tutta la vita sullo sviluppo fisico, mentale e sociale dei bambini, privandoli della possibilità di giocare e imparare ”, ha affermato il direttore esecutivo dell’UNICEF Henrietta Fore. “Dobbiamo affrontare le cause profonde che spingono i bambini a lavorare, come la povertà e la violenza. Abbiamo anche bisogno di soluzioni concrete per garantire che le famiglie abbiano fonti di reddito alternative e che i bambini abbiano accesso a un’istruzione di qualità e servizi di protezione”.
Il rapporto è stato redatto in risposta alla richiesta effettuata dai ministri del lavoro e dell’occupazione del Gruppo dei venti (G20) di valutare le violazioni dei diritti fondamentali del lavoro nelle catene globali di fornitura. Esso offre una prospettiva unica tra le diverse Agenzie ONU sulle cause di queste violazioni dei diritti umani e sulle priorità che i governi, le imprese e le parti sociali devono porsi per affrontarle. Il rapporto è stato redatto dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF).
Il rapporto dell’Alleanza 8.7 verrà pubblicata a livello globale nell’ambito degli sforzi per accelerare l’azione verso il raggiungimento dell’obiettivo 8.7 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), che invita i governi di tutto il mondo a porre fine al lavoro minorile entro il 2025 e ad attuare misure efficaci per porre fine al lavoro forzato, alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani entro il 2030.
Il documento metodologico corrispondente verrà rilasciato a breve.