Giornata internazionale della donna
Nuovo rapporto ILO evidenzia la permanenza di numerose disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro a livello mondiale

“Il rapporto mostra le enormi difficoltà che le donne continuano ad affrontare nel trovare e mantenere un lavoro dignitoso”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’ILO Guy Ryder.
“Le nostre azioni devono essere immediate, efficaci e di ampia portata. Non c'è tempo da perdere. L’Agenda 2030 è un’occasione per unire i nostri sforzi e sviluppare politiche integrate per il raggiungimento della parità di genere”.
Il rapporto Women at Work: Trends 2016 (“Donne a lavoro: Tendenze 2016”) esamina i dati di circa 178 paesi e conclude che la disuguaglianza tra uomini e donne persiste e riguarda un ampio spettro di problemi nel mercato del lavoro globale. Il rapporto mostra inoltre che il progresso significativo delle donne in termini di livelli d’istruzione non si è tradotto in un miglioramento della loro posizione nel mercato del lavoro.
A livello globale, il divario occupazionale di genere si è ridotto di soli 0,6 punti percentuali dal 1995, con un tasso d’occupazione del 46 per cento per le donne e di quasi 72 per cento per gli uomini nel 2015.
Nello stesso anno, circa 586 milioni di donne nel mondo lavoravano per conto proprio o come coadiuvanti. A livello globale, la quota di coloro che lavorano come coadiuvanti in un'impresa familiare si è ridotta in modo significativo tra le donne (17,0 punti percentuali negli ultimi 20 anni) ed in misura minore tra gli uomini (8,1 punti percentuali). Il divario di genere per i coadiuvanti familiari si è ridotto a 11 punti percentuali.
Sebbene il 52,1 per cento delle donne e il 51,2 per cento degli uomini nel mercato del lavoro siano lavoratori salariati, questo di per sé non costituisce una garanzia di qualità del lavoro più elevata. A livello globale, il 38 per cento delle lavoratrici e il 36 per cento dei lavoratori salariati non beneficiano di protezione sociale. Le proporzioni per le donne raggiungono il 63,2 per cento nell’ Africa sub-sahariana e il 74,2 per cento in Asia meridionale, dove il lavoro informale è la principale forma di occupazione.
Il rapporto fornisce, per circa 100 paesi, nuovi dati sulle ore di lavoro retribuite e non retribuite e sull’accesso alla protezione della maternità e alle pensioni.
Le donne continuano a lavorare più ore al giorno rispetto agli uomini sia nel lavoro retribuito che nel lavoro non retribuito. Nei paesi ad alto ed a basso reddito, la partecipazione delle donne al lavoro domestico e a quello di cura e assistenza familiare è di 2,5 volte maggiore rispetto a quella degli uomini. Nelle economie sviluppate, le donne occupate (sia nel lavoro autonomo che in quello salariato e subordinato) lavorano in media 8 ore e 9 minuti al giorno in lavori retribuiti e non retribuiti, rispetto alle 7 ore e 36 minuti lavorate degli uomini. Nei paesi in via di sviluppo, le donne trascorrono 9 ore e 20 minuti in lavori retribuiti e non retribuiti, mentre gli uomini trascorrono 8 ore e 7 minuti. La quota sproporzionata del lavoro non retribuito limita la capacità delle donne di aumentare il numero di ore impiegate in lavoro retribuito nell’economia formale. Di conseguenza, a livello mondiale, le donne - che rappresentano meno del 40 per cento dell'occupazione totale - costituiscono il 57 per cento dei lavoratori retribuiti che lavorano meno ore ed in lavori a tempo parziale.
Negli oltre 100 paesi esaminati, più di un terzo degli uomini occupati (35,5 per cento) e più di un quarto delle donne occupate (25,7 per cento) lavora più di 48 ore settimanali. Questo è anche dovuto allo squilibrio nella ripartizione del lavoro familiare non retribuito tra uomini e donne.
Le molteplici difficoltà che devono affrontare le donne nel mercato del lavoro hanno un impatto significativo su tutto l’arco della vita. La copertura pensionistica (sia legale che effettiva) è inferiore per le donne rispetto agli uomini. A livello mondiale, la percentuale delle donne che ha superato l’età pensionabile e che beneficia di una pensione è in media di 10,6 punti inferiore a quello degli uomini. Le donne rappresentano quasi il 65 per cento delle persone che hanno superato l’età pensionabile (60-65 anni o più, secondo la legislazione nazionale nella maggior parte dei paesi) e che normalmente non ricevono alcuna pensione. Ciò significa che circa 200 milioni di donne in età avanzata (rispetto a 115 milioni di uomini) vivono senza un reddito derivante da pensione di vecchiaia o reversibilità.
Altri punti di rilievo del rapporto:
“Il rapporto 2016 contiene una serie di dati ed informazioni utili sull’occupazione femminile in Italia ed in Europa. Contiene inoltre esempi di buone pratiche, come quelle relative all’attività delle cooperative italiane del terzo settore che sono impegnate nella fornitura di servizi di cura e di assistenza” afferma Gianni Rosas, direttore dell’ILO per l’Italia e San Marino.
Con l’aumento delle tecnologie e del lavoro basato sulle competenze tecnologiche, negli ultimi due decenni c'è stata un’ulteriore segregazione occupazionale tra donne e uomini, particolarmente nei paesi sviluppati ed emergenti. Tra il 1995 e il 2015, l'occupazione è aumentata più rapidamente nelle economie emergenti. La variazione assoluta dei livelli occupazionali è stata due volte più elevata per gli uomini che per le donne (rispettivamente 382 e 191 milioni), indipendentemente dal livello di competenze richieste. Questo evidenzia una stagnazione nell’ottenimento di maggiori opportunità lavorative e di lavori di qualità da parte delle donne.
Nei paesi sviluppati, le donne trascorrono in media 4 ore e 20 minuti al giorno in lavoro di assistenza non retribuito, rispetto alle 2 ore e 16 minuti degli uomini. Nei paesi in via di sviluppo, le donne spendono 4 ore e 30 minuti al giorno nel lavoro di cura e assistenza non retribuito, rispetto ad 1 ora e 20 minuti per gli uomini. Anche se questo divario di genere rimane sostanziale, esso è diminuito in un certo numero di paesi, in gran parte a causa della riduzione del tempo impiegato dalle donne nei lavori domestici, piuttosto che ad una significativa riduzione del tempo speso per l'assistenza all'infanzia.
In termini di salari, i risultati del rapporto confermano la stima mondiale dell’ILO secondo la quale le donne continuano a guadagnare in media il 77 per cento di ciò che guadagnano gli uomini. Il rapporto osserva che questo divario salariale non può spiegarsi solo in base alle differenze d’istruzione e formazione o di età. Ciò può essere connesso ad una sottovalutazione del lavoro femminile e delle competenze richieste nei settori o occupazioni in cui il lavoro delle donne prevale, alla discriminazione ed alla necessità per le donne di interrompere la carriera o ridurre le ore di lavoro retribuito per dedicarsi ad ulteriori responsabilità di assistenza e cura, come quella dei bambini. Anche se c'è stato qualche leggero miglioramento nella riduzione dei divari salariali, una continuazione delle tendenze attuali richiederà più di 70 anni per colmare le divergenze salariali dovute al genere.
Il tema dell’ILO per la Giornata internazionale della donna 2016 è "Raggiungere la Parità entro il 2030: Il futuro è adesso" Tale tema riflette l'urgenza di colmare questi divari al fine di realizzare l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, visto che quasi tutti gli obiettivi dell'Agenda hanno una componente di genere.
Lo studio apporta anche un notevole contributo all’iniziativa del centenario dell’ILO “Donne e lavoro”. Nell’ambito del centenario dell’ILO, l'iniziativa segna l'impegno dei Membri dell'Organizzazione per l'uguaglianza di genere. La stessa iniziativa è orientata all'individuazione di azioni innovative che potrebbero dare un nuovo impulso al lavoro dell'ILO sulla parità di genere e sulla non-discriminazione.
"In linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il raggiungimento della parità di genere sul posto di lavoro è una condizione essenziale per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile che non lasci nessuno indietro e che assicuri che il futuro del lavoro sia quello di un lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini", ha affermato Shauna Olney, capo della divisione ILO sul genere, l'uguaglianza e la diversità.
L’ Agenda 2030 rappresenta un consenso universale sull’importanza fondamentale della parità di genere e il suo contributo al raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Più posti di lavoro e lavoro di qualità per le donne, protezione sociale universale e misure per riconoscere, ridurre e ridistribuire il lavoro domestico e di cura non retribuito, sono indispensabili per mettere in atto la nuova agenda di trasformazione.