Il conflitto di Gaza del 2014 ha causato la perdita di numerosi posti di lavoro per i Palestinesi
Un nuovo studio dell’ILO valuta come, durante l’ultimo conflitto a Gaza, le operazioni militari israeliane abbiano causato una diffusa perdita di occupazione nel settore privato del territorio palestinese, per via della distruzione di terreni, infrastrutture, capitale aziendale e strumenti di lavoro.
BEIRUT (ILO News) — Secondo un nuovo studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, durante il conflitto a Gaza l’estate scorsa, le operazioni militari israeliane hanno causato la perdita di numerosi posti di lavoro nel settore privato dell’enclave palestinese, con ulteriore aumento della disoccupazione già allora preoccupante e dei tassi di povertà.
Lo studio dell’ILO stima che la perdita di occupazione a seguito delle alle operazioni militari del luglio e agosto 2014 ha provocato un aumento del tasso di disoccupazione a Gaza pari a 4,3 punti percentuali, portandolo al 36,9 per cento.
Lo studio intitolato The ‘Disemployment’ Impact of the 2014 Conflict in Gaza: An ILO Damage Assessment and Recovery Strategy («Le perdite di occupazioni consecutive al conflitto di Gaza nel 2014: valutazione dei danni e strategia di ripresa dell’ILO») esamina come l’ultima intensa operazione militare israeliana nell’enclave palestinese abbia provocato una diminuzione di manodopera nel settore privato in seguito alla distruzione delle strutture produttive quali i terreni, le infrastrutture, il capitale aziendale e gli strumenti normalmente utilizzati dai lavoratori di Gaza nel corso della giornata di lavoro.
La distruzione di occupazione si riferisce quindi alla disoccupazione in eccedenza rispetto al livello anteriore all’operazione militare israeliana.
«Oltre ad un numero senza precedenti di morti e di feriti e alla diffusa distruzione del parco immobiliare, le intense operazioni militari hanno distrutto una buona parte dei mezzi di produzione, di cui le persone hanno bisogno per produrre beni e servizi, e quindi anche per sopravvivere» ha detto Salem Ajluni, autore del rapporto dell’ILO.
Mentre i miliardi di dollari promessi per la ricostruzione di Gaza rimangono sono fermi, il nuovo rapporto mette in evidenza l’urgenza di attuare il processo di ripresa con una visione di sviluppo a lungo termine per il territorio palestinese”.
«Gaza registrava il tasso di disoccupazione più alto al mondo anche prima dell’operazione militare israeliana, soprattutto a causa dei decenni di occupazione, della limitazione delle risorse e della chiusura delle frontiere che lasciano gli abitanti di Gaza isolati, impoveriti e vulnerabili», ha detto Mary Dawar, Esperta di occupazione dell’Ufficio regionale dell’ILO per gli Stati Arabi.
«Gaza era alle prese con una crisi umanitaria e ambientale già prima dell’inizio delle operazioni militari. Circa il 67 per cento dei lavoratori guadagnava meno del salario minimo e, siccome il lavoro dipendente è la principale fonte di reddito per la stragrande maggioranza degli abitanti di Gaza, non sorprende il fatto che l’80 per cento degli abitanti di Gaza dipendesse dagli aiuti umanitari e che il 57 per cento non avesse una sicurezza alimentare», ha aggiunto Kawar.
Durante una conferenza al Cairo nell’ottobre scorso alla quale partecipava l’ILO, i donatori hanno promesso 5,4 miliari di dollari per la ricostruzione di Gaza, ma gran parte di questo aiuto non si è finora materializzato: lo confermano le agenzie delle Nazioni Unite. Il nuovo rapporto dell’ILO mette in evidenza l’urgenza di promuovere un processo di ripresa e di coordinare la ricostruzione con una visione di sviluppo a lungo termine per il territorio palestinese.
I numeri della perdita di occupazione
Secondo le stime contenute nel rapporto, in base alla valutazione preliminare dei danni materiali ai luoghi di lavoro fornita dall’Autorità Palestinese, la perdita di occupazione in seguito alla distruzione delle strutture produttive nell’enclave durante l’operazione militare israeliana ammonta a 17.200 posti di lavoro.
Questa cifra corrisponde circa all’11,4 per cento dei lavoratori del settore privato a Gaza nel 2013 e al 6,4 per cento del totale dell’occupazione a Gaza nello stesso anno.
Il processo di perdita di occupazione ha provocato un aumento del tasso generale di disoccupazione nella banda di Gaza che è passato dal 32,6 per cento nel 2013 ad un 36,9 per cento stimato in seguito all’operazione militare. Tuttavia, il tasso generale di disoccupazione in seguito all’operazione militare potrebbe essere molto più alto, in quanto la stima non tiene conto del picco di disoccupazione nella prima metà del 2014. Questo ultimo aumento era dovuto in gran parta alla riduzione dell’accesso ai mercati dopo lo smantellamento, da parte delle autorità egiziane, del sistema di tunnel che collegava Gaza con il deserto del Sinai. La stima del 36,9 per cento si basa anche sull’ipotesi che tutti i lavoratori del settore pubblico siano rimasti occupati.
«La perdita prolungata di occupazione e di produzione seguita ai danni materiali equivale a una profonda recessione economica in termini di reddito delle famiglie. La differenza qui è che Gaza conosceva già in precedenza una situazione di crisi; le distruzioni hanno ulteriormente aggravato una situazione molto precaria», ha fatto notare Salem Ajluni.
Le attività del settore privato colpite dall’operazione militare comprendono: l’agricoltura; il settore manifatturiero; le costruzioni; il commercio, gli alberghi e i ristoranti; i trasporti e lo stoccaggio; l’informazione e le comunicazioni; l’istruzione, la sanità e gli altri servizi.
Lo studio nota inoltre che è stato colpito il 13 per cento delle unità abitative dell’enclave, lasciando oltre 108.000 persone senza tetto. La conseguenza è stata una penurie di servizi di prima necessità che frenerà la ripresa economica e la rigenerazione dell’occupazione per diversi gruppi, in particolare i lavoratori a domicilio, con effetti molto gravi per le donne.
Una strategia per l’avvenire
Il rapporto costituisce il contributo dell’ILO alla valutazione dettagliata dei bisogni (DNA - Detailed Needs Assessment) intrapresa su richiesta dell’Autorità Palestinese alle agenzie delle Nazioni Unite, all’Unione Europea e alla Banca Mondiale. L’intento del DNA è di aiutare a pianificare il processo di ripresa di Gaza dopo il conflitto e di coordinare la ricostruzione con una visione di sviluppo a lungo termine per l’enclave.
Questo nuovo rapporto dell’ILO fornisce una strategia lungimirante a favore della ripresa a Gaza, attraverso il sostegno immediato e di lungo termine alla creazione di lavoro, garantendo il recupero delle imprese e dei lavoratori autonomi, gli investimenti nelle qualifiche, l’istituzionalizzazione del coordinamento dell’impiego e l’introduzione di un meccanismo di controllo.
«L’ILO risponde alla crisi della ricostruzione di Gaza con un nuovo slancio per allargare le sue operazioni nei territori palestinesi occupati e per rendere le sue operazioni conformi alle nuove priorità nazionali e agli interventi internazionali», ha detto Frank Hagemann, Direttore regionale in carica dell’ILO per gli Stati Arabi. «È fondamentale far fronte alle distruzioni subite da Gaza la scorsa estate, ma continueremo anche a lavorare nel quadro del più ampio programma dell’ILO per la Palestina per fornire un lavoro dignitoso a tutti i Palestinesi».
I lavori distrutti a Gaza: storia di una famiglia che ha perso il proprio mezzo di sussistenza durante il conflitto
Shaaban Sukkar, Palestinese disoccupato con sette figli, descrive come lui stesso e i suoi sette fratelli abbiano perso il loro mezzo di sussistenza dopo la distruzione, durante i bombardamenti israeliani, del loro laboratorio di noci tostate, con tutti i macchinari e diversi veicoli. Sukkar e tre fratelli, durante i bombardamenti, hanno anche perso il loro alloggio al primo piano del laboratorio.