Tendenze globali dell’occupazione giovanile 2013

Posti di lavoro creati per i giovani compromessi da una ripresa troppo lenta

Secondo un nuovo Rapporto dell’ILO l’impatto sul lungo termine della crisi dell’occupazione giovanile potrebbe farsi sentire per decenni, una generazione intera di giovani rischia così di non accedere ad un lavoro dignitoso per tutta la vita.

Comunicato stampa | 8 maggio 2013
Sara Elder e Theodore Sparreboom, ILO Senior Labour Economists, terranno una sessione domande e rispote Twitter sui risultati del rapporto venerdì 10 maggio, ore 14.00-15.00. Per partecipare: @ILO, #GETYouth (in inglese).
GINEVRA (ILO News) — Nonostante alcune differenze a livello regionale, il tasso di disoccupazione giovanile a livello globale continua a crescere e dovrebbe raggiungere il 12,8% entro il 2018. Vengono così compromessi i progressi raggiunti all’inizio della ripresa economica.

Dietro questo dato che peggiora sempre di più, si prospetta uno scenario anche peggiore che rivela nelle economie avanzate una disoccupazione persistente, una proliferazione di posti di lavoro temporaneo e un aumento di giovani scoraggiati; mentre nei paesi in via di sviluppo predominano  posti di lavoro di bassa qualità, informali e al limite della sussistenza.

Secondo il Rapporto dell’ILO sulle tendenze globali dell’occupazione giovanile 2013 (ILO’s Global Employment Trends for Youth 2013), circa 73,4 milioni di giovani — 12,6 % — saranno senza lavoro nel 2013, questo dato si avvicina molto al picco raggiunto in piena crisi economica nel 2009. Si tratta di un aumento di 3,5 milioni tra il 2007 e il 2013.

Tendenze mondiali della disoccupazione 2007-2013
Proiezioni precedenti davano una percentuale del 12,7 nel 2012, ma alla luce di nuovi dati la cifra ha subito un aggiustamento al 12,4%. La tendenza, tuttavia, continua ad essere ascendente.

«Questi dati sottolineano la necessità di politiche che mirino alla crescita, ad un gran miglioramento dei sistemi di istruzione e di formazione, e che siano indirizzate in modo specifico al problema dell’occupazione giovanile», ha dichiarato José Manuel Salazar-Xirinachs, Direttore Generale Aggiunto per le Politiche dell’ILO.

«Datori di lavoro, mondo dell’istruzione e giovani spesso vivono in universi paralleli senza interagire tra loro. Noi sappiamo molto bene cosa funziona, ma l’impatto reale su grande scala è possibile solo se agiremo insieme e in maniera coordinata», ha aggiunto.

Differenze tra le regioni


 

Il tasso più elevato di disoccupazione giovanile nel 2012 è stato registrato in Medio Oriente, dove il 28,3 per cento di giovani è senza lavoro, ovvero oltre un giovane economicamente attivo su quattro. In base alle nuove proiezioni, questo dato dovrebbe arrivare al 30% nel 2018.

Anche il Nord Africa è colpito in maniera particolarmente dura con un tasso di disoccupazione nel 2012 del 23,7 %.

Disparità di genere per regioni
Le giovani donne, in entrambe le regioni summenzionate, sono le più duramente colpite. In Medio Oriente è senza lavoro il 42,6% delle giovani mentre in Nord Africa il 37%.

A livello globale, il tasso più basso è stato registrato nell’Asia dell’Est (9,5%), e del Sud (9,3%).

Proiezioni


Nelle economie avanzate, nel 2012 il tasso di disoccupazione giovanile raggiungeva il 18,1% per cento. È probabile che questo dato resterà al di sopra del 17% fino al 2015 e non è previsto un calo  prima del 2016. In Grecia e Spagna, più della metà dei giovani economicamente attivi è disoccupata.

Proiezioni della disoccupazione giovanile per regioni, 2007-2017
Molti giovani hanno abbandonato completamente la ricerca di un lavoro. Il rapporto segnala che se questi fossero conteggiati nelle statistiche sulla disoccupazione, nel 2012 il numero dei giovani disoccupati o scoraggiati nelle economie avanzate avrebbe raggiunto i 13 milioni, rispetto ai 10,7 milioni di giovani ufficialmente disoccupati. 

Il campo si restringe


I fortunati che trovano un impiego sono costretti ad essere meno esigenti sul tipo di lavoro che gli viene offerto, sia esso un lavoro part-time o un contratto temporaneo, dal momento che hanno un disperato bisogno di reddito.
«Un posto di lavoro sicuro che per le generazioni precedenti rappresentava la normalità — almeno nelle economie avanzate — è per i giovani di oggi una rarità. La crescita del lavoro part-time e temporaneo, in particolare all’indomani della crisi economica globale, indica che questa sta diventando l’unica opzione per i giovani lavoratori», ha spiegato Salazar-Xirinachs.
Anche la percentuale di giovani che rimangono senza lavoro per almeno 6 mesi sta aumentando. Nei Paesi OCSE, più di un terzo dei giovani disoccupati erano classificati nel 2011 come «disoccupati di lunga durata», contro un quarto dei disoccupati del 2008.
Questo aspetto è particolarmente preoccupante secondo Salazar-Xirinachs: «Le conseguenze sul lungo termine di una disoccupazione costantemente elevata tra i giovani includono la perdita di una esperienza lavorativa preziosa e l’erosione delle competenze professionali. Inoltre, per un giovane, conoscere la disoccupazione all’inizio della propria carriera può avere conseguenze negative sul salario e minare le sue prospettive di impiego e di reddito anche nei decenni successivi».
 Nelle economie avanzate, il numero dei NEET — coloro che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione — sta crescendo e si colloca in un rapporto di uno a sei, con  conseguenti rischi di esclusione dal mercato del lavoro e dalla società.

Mismatch posti di lavoro-competenze


Il mismatch tra posti di lavoro e competenze richieste, che è in aumento, rischia di diventare strutturale se non vengono avviate politiche per riqualificare le persone in cerca di lavoro. Questo deve essere fatto in collaborazione con il settore privato. I giovani più vulnerabili al mismatch occupazionale sono, in particolare, le donne e quei giovani che hanno già conosciuto la disoccupazione.

«Questa situazione rischia di aggravarsi con il prolungarsi della crisi dell’occupazione giovanile e i costi economici e sociali generati, in termini di crescita della povertà e ripresa più lenta, supereranno di gran lunga i costi causati dall’inattività», ha sottolineato Salazar-Xirinachs.

C’è bisogno di misure specifiche


Gianni Rosas, coordinatore del Programma dell’ILO per l’occupazione giovanile
Il rapporto sollecita i governi a prendere misure immediate e mirate per affrontare la crisi dell’occupazione giovanile. Alle parti sociali chiede un’azione concertata.

Il rapporto sottolinea che non esiste un’unica soluzione che vada bene per tutti ma, ribadisce, l’appello La crisi dell’occupazione giovanile: è il momento di agire » adottato nel giugno 2012 ha individuato delle aree prioritarie. L’appello dell’ILO è un quadro di riferimento globale che può essere adattato ai contesti nazionali e locali.

Il rapporto raccomanda:
  • Favorire una crescita ricca di occupazione e creare posti di lavoro dignitoso attraverso politiche macroeconomiche, occupabilità, politiche del mercato del lavoro, diritti dei giovani e imprenditorialità giovanile per affrontare le conseguenze sociali della crisi e garantire, al tempo stesso, la sostenibilità finanziaria e fiscale.
  • Promuovere misure destinate ai giovani in difficoltà nelle economie avanzate che registrano un elevato numero di giovani disoccupati. Esse comprendono l’istruzione, la formazione, accompagnamento al lavoro e incentivi all’assunzione per i datori di lavoro.
  • Strategie e programmi integrati per l’occupazione e i mezzi di sussistenza nei paesi in via di sviluppo, tra cui corsi di alfabetizzazione, formazione professionale e sviluppo dell’imprenditorialità e sostegno alle imprese.