Disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro: due passi in avanti e uno indietro
A livello globale, le disuguaglianze tra uomini e donne nei mercati del lavoro si sono ridotte nella prima parte dell’ultimo decennio, ma dall’inizio della crisi nel 2007 si è registrato un incremento. È quanto emerge dal Rapporto dell’ILO prodotto in collaborazione con UN Women. Lo scenario cambia in maniera significativa tra le varie regioni.
GINEVRA (ILO News) — A livello globale, le donne presentano tassi di disoccupazione più elevati rispetto agli uomini e, secondo il Rapporto dell’ILO, la situazione non migliorerà nei prossimi anni.
Il Rapporto dell’ILO Global Employment Trends for Women 2012 (Tendenze globali dell’occupazione femminile 2012), fa un’analisi delle differenze di genere dal punto di vista della disoccupazione, occupazione, partecipazione alla forza lavoro, vulnerabilità e segregazione professionale e settoriale.
Globalmente, prima della crisi, le differenze di genere in termini di disoccupazione e rapporto impiego-popolazione si stavano attenuando. La crisi ha invertito questa tendenza nelle regioni più colpite.
Nei paesi industrializzati, la crisi sembra aver colpito maggiormente gli uomini che lavorano nei settori legati al commercio rispetto alle donne che lavorano nel settore sanitario e dell’istruzione. Nei paesi in via di sviluppo, al contrario, le donne sono state colpite più duramente nei settori legati al commercio.
«Benché le donne in tutto il mondo contribuiscano all’economia e alla produttività, esse continuano ad affrontare molti ostacoli che gli impediscono di esprimere il loro pieno potenziale economico. Questo non solo inibisce le donne, ma costituisce un freno per la perfomance economica e la crescita», ha dichiarato Michelle Bachelet, Direttore Esecutivo di UN Women, che ha contribuito al rapporto. «Garantire pari opportunità alle donne e agli uomini non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche una strategia economica vantaggiosa», ha aggiunto.
«Le politiche per ridurre le differenze di genere possono migliorare significativamente la crescita economica e le condizioni di vita, mentre nei paesi in via di sviluppo possono contribuire alla riduzione della povertà» ha dichiarato José Manuel Salazar-Xirinachs, Direttore esecutivo dell’ILO per l’occupazione.
Il Rapporto raccomanda l’estensione delle misure di protezione sociale per ridurre le vulnerabilità delle donne, investimenti nello sviluppo di competenze e nell’istruzione, e politiche per promuovere l’accesso all’occupazione.
Il Rapporto enumera una serie di raccomandazioni per aiutare le famiglie a superare i pregiudizi di genere nelle decisioni relative al lavoro e a diminuire le disparità di genere nel mercato del lavoro:
Il Rapporto dell’ILO Global Employment Trends for Women 2012 (Tendenze globali dell’occupazione femminile 2012), fa un’analisi delle differenze di genere dal punto di vista della disoccupazione, occupazione, partecipazione alla forza lavoro, vulnerabilità e segregazione professionale e settoriale.
Globalmente, prima della crisi, le differenze di genere in termini di disoccupazione e rapporto impiego-popolazione si stavano attenuando. La crisi ha invertito questa tendenza nelle regioni più colpite.
Garantire pari opportunità alle donne e agli uomini non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche una strategia economica vantaggiosa”. |
«Benché le donne in tutto il mondo contribuiscano all’economia e alla produttività, esse continuano ad affrontare molti ostacoli che gli impediscono di esprimere il loro pieno potenziale economico. Questo non solo inibisce le donne, ma costituisce un freno per la perfomance economica e la crescita», ha dichiarato Michelle Bachelet, Direttore Esecutivo di UN Women, che ha contribuito al rapporto. «Garantire pari opportunità alle donne e agli uomini non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche una strategia economica vantaggiosa», ha aggiunto.
Risultati principali del rapporto:
- Dal 2002 al 2007, il tasso di disoccupazione femminile era del 5,8%, rispetto al 5,3% degli uomini. La crisi ha aumentato questa differenza dallo 0,5% allo 0,7%, ed ha di fatto distrutto 13 milioni di posti di lavoro delle donne.
- La differenza di genere nel rapporto impiego-popolazione è diminuita leggermente prima della crisi, ma rimane elevata a 24,5 punti. La riduzione è stata particolarmente significativa in America Latina e Caraibi, nelle economie avanzate, in Africa e Medio Oriente.
- La differenza nella partecipazione alla forza lavoro si è ridotta negli anni ’90, ma negli ultimi dieci anni non è stato registrato alcun progresso. Nell’ultimo decennio, sia i tassi di partecipazione delle donne sia quelli degli uomini hanno subito un calo, in parte a causa dell’istruzione, dell’invecchiamento e dell’effetto “lavoratori scoraggiati”.
- Nel 2012, la percentuale di donne in impieghi vulnerabili (lavoratori familiari non remunerati e lavoratori in proprio) era del 50% rispetto al 48% di uomini. Ma, queste differenze, sono più ampie in Nordafrica (24%) e in Medio Oriente e Africa sub-sahariana (15%).
- L’indicatore sulla segregazione per settore economico indica che le donne hanno una scelta di occupazione più limitata. Questa forma di segregazione è aumentata nel corso del tempo, con le donne che lasciano l’agricoltura nei paesi in via di sviluppo o passano dall’industria ai servizi nei paesi industrializzati.
- Nelle economie avanzate, l’occupazione femminile nell’industria si è dimezzata, raggiungendo una presenza dell’85% nel settore dei servizi, soprattutto nell’insegnamento e nella sanità.
- L’indicatore sulla segregazione professionale mostra che le donne continuano ad essere confinate in particolari tipologie di professioni. Si è registrato un calo di questa tendenza nel corso degli anni ’90, mentre negli ultimi dieci anni la situazione si è stabilizzata.
Affrontare il problema
«Le politiche per ridurre le differenze di genere possono migliorare significativamente la crescita economica e le condizioni di vita, mentre nei paesi in via di sviluppo possono contribuire alla riduzione della povertà» ha dichiarato José Manuel Salazar-Xirinachs, Direttore esecutivo dell’ILO per l’occupazione.
Il Rapporto raccomanda l’estensione delle misure di protezione sociale per ridurre le vulnerabilità delle donne, investimenti nello sviluppo di competenze e nell’istruzione, e politiche per promuovere l’accesso all’occupazione.
Il Rapporto enumera una serie di raccomandazioni per aiutare le famiglie a superare i pregiudizi di genere nelle decisioni relative al lavoro e a diminuire le disparità di genere nel mercato del lavoro:
- Migliorare le infrastrutture per ridurre il carico di lavoro domestico. A seconda del livello di sviluppo, questo può riguardare l’aumento della disponibilità di elettricità e di acqua, di servizi sanitari, strade e trasporti.
- Fornire servizi per la cura, in particolare quelli destinati ai bambini.
- Equilibrare le differenza di genere nel lavoro retribuito e non retribuito, principalmente attraverso programmi che promuovano un’equa ripartizione delle responsabilità familiari.
- Riconsiderare i costi-benefici nella specializzazione di genere, soprattutto garantendo che le imposte e le sovvenzioni non creino disincentivi per le famiglie con due fonti di reddito.
- Compensare le disuguaglianze in termini di opportunità di impiego tra donne e uomini, in particolare con misure volte ad eliminare l’impatto negativo delle interruzioni di carriera attraverso congedi di maternità retribuiti e il diritto a ritornare al proprio posto di lavoro.
- Promuovere campagne di sensibilizzazione per combattere gli stereotipi legati al sesso e garantire l’applicazione della legislazione contro la discriminazione.