L’Eurozona rischia di perdere altri 4,5 milioni di posti di lavoro

Secondo un Rapporto dell’Istituto internazionale per i studi sociali dell’ILO, è necessario un cambiamento di rotta delle politiche se si vuole invertire la pesante crisi dell’occupazione che colpisce l’area della moneta unica.

Comunicato stampa | 11 luglio 2012
GINEVRA (ILO News) – Il numero dei disoccupati nell’eurozona potrebbe passare dagli attuali 17,4 milioni a 22 milioni nei prossimi 4 anni, se non ci sarà un cambiamento concertato delle politiche. È quanto afferma il Rapporto dell’ILO “Eurozone job crisis: trends and policy responses” (La crisi dell’occupazione nell’Eurozona: tendenze e risposte politiche).

 È l’intera economia globale che rischia di essere contagiata »
J. Somavia
Lo studio avverte che, se non ci sarà un cambiamento di rotta delle politiche nell’insieme dei paesi della moneta unica, nuove difficoltà sorgeranno sia nei paesi che attualmente sono sotto pressione che in quelli in cui la situazione è più stabile.

« Non è solo l’Eurozona a trovarsi in difficoltà, ma è l’intera economia globale che rischia di essere contagiata », ha affermato il Direttore Generale dell’ILO, Juan Somavia.

« Se non saranno avviate misure per aumentare gli investimenti nell’economia reale, la crisi economica peggiorerà e non sarà possibile nessuna ripresa dell’occupazione. Abbiamo anche bisogno di un consenso globale che ci conduca ad un nuovo modello di globalizzazione e di crescita ricca di occupazione. Le Nazioni Unite, le Istituzioni di Bretton Woods e il G20 hanno la responsabilità di guidare questo percorso », ha aggiunto.

Nel breve periodo, le conseguenze di una recessione prolungata del mercato del lavoro saranno particolarmente dure per i giovani in cerca di occupazione.

Dal 2010, la disoccupazione è cresciuta in più della metà d ei 17 paesi della regione e oltre 3 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni sono disoccupati. Più di un terzo delle persone in età da lavoro sono disoccupate o escluse dal mercato del lavoro, e la disoccupazione di lunga durata è in crescita.

Anche le economie più forti dell’eurozona sono a rischio

La perdita di posti di lavoro è stata avvertita particolarmente nei paesi dell’Europa meridionale, ma anche i mercati del lavoro in Germania, Austria, Lussemburgo e Malta, gli unici paesi che hanno visto un aumento degli occupati dal 2008, iniziano ad avvertire i segnali della fine del miglioramento dei propri mercati del lavoro.

La perdita di posti di lavoro poteva essere anche peggiore se le imprese non avessero mantenuto i propri lavoratori nella speranza di un miglioramento della congiuntura economica. Se le aspettative delle imprese saranno disattese, preservare posti di lavoro potrebbe dive ntare per loro insostenibile.

In sintesi, i fatti mostrano il rischio di una recessione prolungata del marcato del lavoro che minaccia la sostenibilità della moneta unica. Allo stesso tempo, la situazione dell’occupazione alimenta le tensioni sociali e mina la fiducia nei governi nazionali e nelle istituzioni europee.

Un’opportunità per agire


Secondo il Rapporto, la promozione di una strategia di crescita nell’eurozona basata sulla creazione di posti lavoro è ancora possibile con una moneta unica.

Il campo per realizzare questa inversione di rotta si sta restringendo. Il Patto globale per l’occupazione dell’ILO e l’appello ad agire sulla questione della crisi dell’occupazione giovanile, lanciato nel corso dell’ultima Conferenza internazionale del lavoro, propongono una serie di misure che i paesi dell’eurozona possono utilizzare. 

L’austerità, prosegue il rapporto, si & egrave; tradotta in un indebolimento della crescita economica e in un peggioramento dei bilanci delle banche, che ha portato ad un’ulteriore contrazione del credito e alla conseguente riduzione degli investimenti e dei posti di lavoro.

Il paradosso è che le economie dell’eurozona, dove si è registrato un aumento della disoccupazione, hanno ridotto le risorse a sostegno delle persone in cerca di lavoro. È avvenuto il contrario nelle economie forti della zona euro. Un accordo basato sul dialogo sociale, destinato ad ampliare la base impositiva, potrebbe aiutare a finanziare i programmi di promozione dell’occupazione dove necessario.

Uscire dalla trappola dell’austerità. Raccomandazioni del rapporto:

  • Il risanamento del sistema finanziario deve essere subordinato alla riattivazione del credito a favore delle piccole imprese. Far pagare i piani di salvataggio agli azionisti non sarebbe solo una questione di giustizia ma consentirebbe di limitare il ricorso al denaro dei contribuenti o all’adozione di nuove misure di austerità.
  • Promuovere gli investimenti e il sostegno alle persone in cerca di lavoro, in particolare i giovani. In breve tempo potrebbe essere creato un sistema di "garanzia per i giovani", con un costo stimato inferiore allo 0,5 % del PIL dell’eurozona. Per finanziarlo, si potrebbe ricorrere ai fondi strutturali europei e alla mobilitazione di risorse della Banca Europea degli investimenti.
  • Affrontare le differenze di competitività tra i paesi dell’eurozona. Questo aprirebbe una nuova opportunità di dialogo sociale per assicurarsi che i) i redditi da lavoro crescano allo stesso ritmo della produttività nelle economie più forti; ii) la moderazione salariale nei paesi in deficit sia compensata da politiche destinate a rafforzare le basi industriali; iii) una spirale negativa che pregiudichi i salari e i di ritti dei lavoratori sia evitata. 
A seguito dell’incontro dei paesi dell’Eurozona di fine giugno e al Patto per la Stabilità, la Crescita e l’Occupazione e al Pacchetto sull’occupazione proposti dalla Commissione Europea, si è riscontrato un maggiore coordinamento. Ma questi provvedimenti devono essere seguiti da azioni politiche concrete. "Non è facile accordarsi su una strategia concertata, viste le differenti posizioni dei vari paesi. Tuttavia, senza una rapida inversione di rotta che vada a recuperare la fiducia e il sostegno dei lavoratori e delle imprese, sarà difficile realizzare le riforme necessarie per ricondurre l’eurozona verso un percorso di stabilità e crescita", ha affermato Raymond Torres, Direttore dell’Istituto internazionale per gli studi sociali dell’ILO e principale autore del rapporto.