Un nuovo studio dell’ILO richiama l’attenzione sulle donne marinaio

Le donne marinaio sono spesso sottoposte a condizioni di lavoro estremamente difficili, senza escludere le discriminazione e le molestie sessuali, mentre il settore marittimo tenta di adattarsi alla realtà delle donne che lavorano accanto agli uomini. È quanto illustrato da uno studio pubblicato dall’ILO intitolato Women seafarers. Global employment policies and practices.

Comunicato stampa | 3 ottobre 2003

GINEVRA (Notizie dall’ILO) — Le donne marinaio — una categoria rara ma in aumento nei trasporti marittimi — sono spesso sottoposte a condizioni di lavoro estremamente difficili, senza escludere le discriminazione e le molestie sessuali, mentre il settore marittimo tenta di adattarsi alla realtà delle donne che lavorano accanto agli uomini. È quanto illustrato da uno studio pubblicato dall’Ufficio internazionale del Lavoro intitolato Women seafarers. Global employment policies and practices.

Secondo questo nuovo studio, « le donne costituiscono tra l’1 e il 2 percento dei 1,25 milioni di marinai imbarcati su 87 000 navi nel mondo, mentre, in genere, sono pochissimi i commentatori e i decisori politici ad aver prestato attenzione al potenziale di queste donne marinaio ».

Frutto di lunghe interviste con armatori, sindacati, regolatori marittimi e donne marinaio, questo volume dipinge un quadro fosco della lotta di queste donne per ottenere il proprio posto di lavoro e la loro promozione, e mette in luce il potenziale rappresentato dalle donne nel settore marittimo.

Curato dagli esperti marittimi del Centro internazionale di ricerca sui marinai (Cardiff, Regno Unito) per conto dell’Ufficio internazionale del Lavoro, questo studio esamina le differenze al livello regionale in materia di occupazione delle donne marinaio e di mansioni da esse svolte.

Mentre in alcuni paesi scandinavi le donne rappresentano oltre il 10 percento dei marinai, la proporzione risulta insignificante in altri paesi — 1,2 percento in Italia, 4,2 percento in Germania, 8,3 percento nel Regno Unito.

Fuori dall’Europa, le proporzioni sono altrettanto variabili : in Brasile, le donne rappresentano l’1,1 percento dei marinai, in Indonesia, il 5 percento. Secondo il settimanale Fairplay, sui 43 000 marinai registrati in India, erano recensite solo 3 donne nel 1998 e 12 nel 2002. Nelle Filippine, da dove proviene il maggior numero di marinai al livello mondiale, appaiono sole 225 donne fra i 223 000 marinai recensiti nei registri internazionali per il 1983-1990.

La maggior parte delle donne marinaio è attiva nel settore alberghiero delle navi di crociera dove svolge mansioni subalterne. Solo il 7 percento delle donne marinaio sono ufficiali ; il 93 percento rimanente sono semplici marinai. In confronto, il 42 percento degli uomini sono ufficiali, per il 58 percento semplici marinai.

Si notano altre anomalie per quanto riguarda l’occupazione dei marinai. Attualmente, la maggior parte delle donne impiegate sulle navi di crociera vengono reclutate nei paesi dell’OCSE (Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico) (51,2 percento) ; seguono l’Europa dell’Est (23,6 percento), l’Estremo Oriente (13,7 percento), l’America latina e l’Africa (9,8 percento), l’Asia del Sud Est e il Medio Oriente (1,7 percento). Da un altro lato, la maggior parte dei marinai uomini vengono reclutati in Estremo Oriente (29,1 percento) ; seguono i paesi dell’OCSE (23,3 percento), l’America latina e l’Africa (17,8 percento), l’Europa dell’Est (12,3 percento), l’Asia del Sud e il Medio Oriente (7,5 percento).

Secondo lo studio, le cifre rispecchiano delle prassi fortemente radicate, prevalenti nell’industria a tutti i livelli e in tutti i settori per quanto riguarda le donne, le loro capacità e le loro caratteristiche. Mentre gli armatori o i gestori che assumono donne parlano di esperienze estremamente positive, come pure gli istruttori negli istituti di formazione, le donne sono tuttavia vittime di troppe frequenti discriminazioni, di intolleranza o di molestie.

Numerosi sono gli imprenditori e i sindacati a non aver apparentemente previsto clausole specifiche riguardo alle donne. Ad esempio, « le risposte delle compagnie nel caso una dipendente rimanesse incinta vanno dal licenziamento immediato all’offerta di un posto alternativo a terra ». Lo studio dimostra inoltre il bisogno di politiche che fronteggino questioni quali le molestie sessuali, le mestruazioni, la gravidanza, la contraccezione, la maternità e la medicina sessuale e generale.

Un punto più positivo : lo studio registra un progresso significativo questi ultimi anni per quanto riguarda la formazione. Le donne ricevono una formazione al fine di coprire posti più elevati nell’industria marittima, a bordo o a terra. Nel 2001, ad esempio, il numero totale delle donne iscritte all’Università marittima mondiale (World Maritime University, WMU) ha raggiunto il 21 percento dell’insieme degli studenti, contro l’8 percento nel 1995.

Lo studio dell’Ufficio internazionale del Lavoro fa seguito ad una Risoluzione della 29ª sessione della Commissione marittima congiunta (22-26 gennaio 2001) a Ginevra. La Risoluzione richiede che vengano adottate delle misure per promuovere le donne nell’industria marittima. Vengono altresì identificate dallo studio le buone pratiche nonché raccomandate diverse misure atte ad aiutare l’integrazione delle donne a bordo.