Nuovo rapporto dell’ILO. 86 milioni di lavoratori migranti nel mercato globale

Secondo il nuovo rapporto lanciato oggi dall’ILO, quasi la metà dei migranti e rifugiati in tutto il mondo — circa 86 milioni di adulti — è economicamente attiva, impiegata o impegnata in attività remunerative. Il rapporto rileva inoltre che nei prossimi dieci anni il numero dei migranti internazionali in cerca di un’occupazione e di migliori condizioni di vita crescerà rapidamente a causa del fallimento della globalizzazione nel fornire lavori e opportunità economiche.

Comunicato stampa | 21 maggio 2004

GINEVRA (Notizie dall’ILO) — Secondo il nuovo rapporto lanciato oggi dall’Ufficio internazionale del Lavoro (ILO), quasi la metà dei migranti e rifugiati in tutto il mondo — circa 86 milioni di adulti — è economicamente attiva, impiegata o impegnata in attività remunerative.

Il rapporto rileva inoltre che nei prossimi dieci anni il numero dei migranti internazionali in cerca di un’occupazione e di migliori condizioni di vita crescerà rapidamente a causa del fallimento della globalizzazione nel fornire lavori e opportunità economiche.

« Se si guarda all’economia globale dal punto di vista della gente, il suo più grande fallimento consiste nell’incapacità di creare lavoro sufficiente nei luoghi in cui le persone vivono », dichiara il Direttore generale dell’Ufficio internazionale del Lavoro, Juan Somavia. « Dobbiamo trovare il modo per creare lavori dignitosi per questo vasto flusso di migranti attraverso azioni e politiche multilaterali ».

Secondo i dati del rapporto, il numero dei migranti è aumentato di circa 6 milioni l’anno nel corso degli anni ’90. Se i 175 milioni di migranti internazionali registrati nel 2000 formassero una singola entità politica, essi rappresenterebbero il quinto paese più popoloso del mondo.

Il rapporto intitolato Towards a fair deal for migrant workers in the global economy rileva che « un numero crescente di paesi è attualmente interessato dal fenomeno migratorio, siano essi di origine, di destinazione o transito, oppure tutto questo simultaneamente », e aggiunge che ciò richiede l’adozione di un approccio multilaterale da parte di tutti gli Stati coinvolti piuttosto che risposte unilaterali.

Il nuovo rapporto, che costituirà la piattaforma per un dibattito nell’ambito della Conferenza internazionale del Lavoro (1-17 giugno 2004), indica che l’approccio multilaterale è necessario per migliorare la gestione della migrazione, « una questione cruciale dei nostri tempi ».

La discussione generale sui lavoratori migranti nel corso della Conferenza sarà il dibattito più significativo e a più alto livello da dieci anni a questa parte. Parteciperanno ministri del Lavoro, rappresentanti sindacali e imprenditoriali dei 177 Stati membri dell’ILO.

Dati evidenziati dal rapporto

  • Le conseguenze economiche dell’immigrazione nei paesi di destinazione sono in larga parte positive. I nuovi arrivati contribuiscono al rinnovamento della popolazione e stimolano la crescita senza inflazione. All’indomani della seconda guerra mondiale, i lavoratori migranti hanno contribuito alla crescita dell’Europa per oltre 30 anni. In Asia occidentale e orientale, dagli anni ’70 i lavoratori migranti hanno contribuito alla trasformazione delle città in metropoli moderne.
  • I paesi di origine sperimentano il fenomeno della « fuga di cervelli » di migranti qualificati. Quasi 400 000 scienziati e ingegneri provenienti dai paesi in via di sviluppo lavorano nei settori della ricerca e sviluppo nei paesi industrializzati.
  • Secondo i dati della Banca Mondiale, i migranti inviano nei loro paesi rimesse per un ammontare di circa 80 miliardi di dollari l’anno (2002), che costituisce per i paesi in via di sviluppo la seconda fonte più grande di entrate dall’estero.
  • Le donne costituiscono il 49 percento del totale dei migranti internazionali. Esse rappresentano sempre di più la prima fonte di reddito per le loro famiglie.
  • Tra il 10 e il 15 percento di migranti è in una situazione irregolare, un fenomeno non circoscritto ai soli paesi sviluppati. « La portata dei flussi di lavoratori irregolari indica chiaramente che la domanda di lavoratori migranti regolari non coincide con l’offerta ».

Il rapporto fa notare che le condizioni di lavoro per una gran parte di migranti sono caratterizzate dall’abuso e lo sfruttamento ; in qualche caso assumono la forma del lavoro forzato e troppo spesso vengono negati i diritti sindacali o addirittura si registrano atteggiamenti di discriminazione e xenofobia.

I lavoratori migranti in situazione irregolare affrontano « gravi rischi per i loro diritti umani e le libertà fondamentali quando vengono reclutati o impiegati al di fuori della legalità ».

La migrazione costituisce « una delle sfide politiche più complesse per i governi ». Il rapporto si appella ai delegati tripartiti degli Stati membri per considerare l’adozione, nel corso della Conferenza internazionale sul Lavoro di quest’anno, di un programma di azione dettagliato « per migliorare le condizioni dei lavoratori migranti e promuovere forme di migrazione più ordinate ».

Il rapporto spiega che le differenze economiche, politiche e demografiche tra i paesi nonché la carenza di occupazione e lavoro dignitoso, sicurezza economica e libertà personale « aiutano a spiegare in larga parte le ragioni della migrazione internazionale contemporanea ».

« I costi sociali della migrazione per lavoro in termini di separazione dalle famiglie e dalle comunità sono, senza dubbio, più rilevanti dei costi economici ». Il rapporto rileva che alcuni paesi di origine pare abbiano sviluppato « una cultura dell’emigrazione ».

Inoltre, ci sono « profonde conseguenze per i paesi di destinazione », ma c’è anche un problema di percezione rispetto all’impatto della migrazione. Il Rapporto menziona studi realizzati sia nei paesi dell’Europa occidentale che negli Stati Uniti che indicano cambiamenti minimi dei salari causati dall’immigrazione, con alcune indicazioni secondo cui i salari dei lavoratori più qualificati aumentano nei periodi di forte immigrazione.

Nel contempo, le modifiche sociali inerenti all’accoglienza di immigrati di origine etnica differenti sono diventati oggetto di dibattito pubblico, « in particolare laddove non si adottano efficaci politiche d’integrazione, la migrazione è talvolta causa di tensioni sociali ».

La questione della migrazione è oggi ai primi posti nell’agenda internazionale. Il recente rapporto della Commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione pone la migrazione in cima tra le sue raccomandazioni e la Commissione globale sulla migrazione internazionale ha iniziato a preparare raccomandazioni per il Segretario generale delle Nazioni Unite e altri stakeholder. Nel 2006, il Dialogo ad alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sarà impegnato sulla questione della migrazione e sviluppo.