ILO: la crisi finanziaria potrebbe causare 5 milioni di disoccupati in più nel 2008

La situazione di incertezza economica dovuta in gran parte alla crisi dei mutui sui mercati finanziari e all’aumento del prezzo del petrolio potrebbe causare nel corso del 2008 un aumento nella disoccupazione di 5 milioni di persone in tutto il mondo, ha dichiarato oggi l’ILO nel suo Rapporto annuale sulle tendenze globali dell’occupazione

Comunicato stampa | 23 gennaio 2008

GINEVRA (Notizie dall’ILO) – La situazione di incertezza economica dovuta in gran parte alla crisi dei mutui sui mercati finanziari e all’aumento del prezzo del petrolio potrebbe causare nel corso del 2008 un aumento nella disoccupazione di 5 milioni di persone in tutto il mondo, ha dichiarato oggi l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) nel suo Rapporto annuale sulle tendenze globali dell’occupazione (Global Employment Trends report – GET).

Le nuove stime dell’ILO vedono il 2008 in netto contrasto con il 2007, anno spartiacque in cui la grossa crescita del P.I.L. globale – più del 5 per cento –, aveva portato “ad una stabilizzazione” dei mercati del lavoro in tutto il mondo, con un incremento del numero delle persone occupate, 45 milioni di nuovi posti di lavoro e soltanto un leggero aumento nel numero di disoccupati, ora a 189,9 milioni di persone.

« La situazione lavorativa mondiale di quest’anno è caratterizzata da contrasti e incertezze », ha detto il Direttore Generale dell’ILO Juan Somavia. « Mentre la crescita mondiale sta producendo ogni anno milioni di nuovi posti di lavoro, la disoccupazione rimane troppo alta e rischia di salire ancora, anche fino a livelli mai visti prima d’ora. Inoltre, nonostante il numero di persone occupate sia ai livelli più alti storicamente, non tutti hanno trovato impiego in condizioni dignitose. Troppe persone, anche se non disoccupate, continuano a rimanere nel gruppo dei lavoratori più poveri, vulnerabili e sfortunati ».

Il rapporto ILO fa notare che la riduzione della crescita nelle economie sviluppate attribuita alla crisi dei mutui ed ai rincari del petrolio « è stata compensata nel resto del mondo », in particolare in Asia, dove c’è stato un forte sviluppo dell’economia e del mercato del lavoro. Tuttavia, il rapporto avverte anche che l’eventuale rallentamento dell’economia mondiale previsto nel corso del 2008 potrebbe portare il tasso di disoccupazione mondiale al 6,1 per cento, con un aumento assoluto di almeno 5 milioni di disoccupati più in tutto il mondo.

Altri punti salienti del rapporto

  • La crescita dell’economia mondiale del 5,2 per cento ha generato circa 45 milioni di nuovi posti di lavoro nel 2007, ma non è riuscita ad avere un impatto rilevante sulla diminuzione della disoccupazione. Il 61,7 per cento della popolazione mondiale in età lavorativa – ovvero circa 3 miliardi di persone – aveva un lavoro nel 2007. Anche se il tasso mondiale di disoccupazione è rimasto virtualmente costante al 6 per cento, ciò ha significato che nel 2007 189,9 milioni di persone, erano disoccupate in tutto il mondo, rispetto a 187 milioni nel 2006 [NB Le differenze con precedenti stime sono legate alla revisione delle statistiche del Fondo Monetario Internazionale relative alla crescita del PIL così come utilizzate nel modello statistico nonché all’attualizzazione dei dati relativi al mercato del lavoro].
  • Nonostante la crescita dell’economia e dei mercati del lavoro, la mancanza di lavori dignitosi – in particolare per i più poveri – rimane elevata. L’ILO fa sapere che 5 persone su 10 nel mondo sono impiegate in posizioni vulnerabili, o come aiutanti di un’attività famigliare o in proprio, ma sempre con un elevato rischio di non avere alcuna tutela. Nei paesi in via di sviluppo, queste due tipologie di lavoratori tendono di solito ad essere anche in posizioni irregolari e quindi ad avere lavori che lasciano vulnerabili alla povertà e ad un’ulteriore serie di rischi quali guadagni minimi, condizioni di lavoro pericolose e assenza di assicurazione contro malattie ed infortuni. L’ILO dice che circa 487 milioni di lavoratori – ovvero il 16,4 per cento al mondo – non guadagnano ancora abbastanza per poter innalzare il tenore di vita proprio e delle proprie famiglie al di sopra del livello di 1 dollaro USA al giorno a persona, ovvero la soglia della povertà. Inoltre, circa 1,3 miliardi di lavoratori – ovvero il 43,5 per cento – vivono comunque con meno di 2 dollari al giorno.
  • Il rapporto sottolinea infine come il settore dei servizi abbia continuato a crescere nel 2007, sorpassando quello agricolo come settore che fornisce la maggior fonte di occupazione al mondo. I servizi impiegano ora il 42,7 per cento dei lavoratori, rispetto all’agricoltura che ne impiega il 34,9 per cento. Il settore industriale, che aveva visto un leggero ribasso fra il 1997 e il 2003, ha continuato la tendenza di crescita degli ultimi anni, seppur piuttosto lenta, e impiega ora il 22,4 per cento dei lavoratori nel mondo.

Tendenze regionali

L’ILO ha osservato che nel 2007 il Medio Oriente e il Nord Africa avevano ancora i tassi di disoccupazione più alti, all’11,8 e 10,9 per cento rispettivamente; seguiti da America Latina, Caraibica e Centrale, dall’Europa del Sud Est (non UE) e dalla Comunità degli Stati Indipendenti (CIS) all’8,5 per cento. La situazione nelle economie sviluppate e nell’Unione Europea (UE) è rimasta invece stagnante, con uno sviluppo del mercato del lavoro ai livelli più bassi degli ultimi cinque anni e circa 600 000 disoccupati in più rispetto al 2006.

L’ILO fa anche sapere che, in base alle informazioni disponibili, sembra che l’impatto iniziale della crisi dei mutui sulla crescita economica sia di 240,000 nuovi lavori in meno nei paesi sviluppati ed Unione Europea. Tuttavia, l’analisi indica anche che da una prospettiva globale questa tendenza al ribasso delle economie sviluppate « viene compensata dalla tendenza al rialzo nel resto del mondo », in gran parte grazie alla forte crescita dell’economia e del mercato del lavoro in Asia.

Il rapporto annuale dell’ILO individua infatti nell’Asia del Sud il leader nello sviluppo del mercato lavorativo nel 2007, con una contribuzione del 28 per cento ai quasi 45 milioni di nuovi impieghi generati in tutto il mondo nel corso dell’anno. Allo stesso tempo però, la regione ha anche il numero più alto di occupazioni vulnerabili, e il dato riflette quindi la bassa qualità degli impieghi generati. Infatti più di 7 persone su 10 sono impiegate nell’impresa famigliare o in proprio, e corrono così un rischio maggiore di non essere tutelate, non hanno previdenza sociale né la possibilità di far valere i propri diritti sul lavoro.

In termini di posti di lavoro vulnerabili rispetto all’occupazione totale, l’Asia del Sud, con un tasso del 77,2 per cento, seguono poi l’Africa sub-Sahariana con il 72,9 per cento, l’Asia del Sud-Est e Pacifico con il 59,4 per cento, l’Asia Orientale con il 55,7 per cento, l’America Latina e i Caraibi con il 33,2 per cento, il Medio Oriente con il 32,2 per cento e infine il Nord Africa con il 30,7 per cento.

Il rapporto evidenzia anche come l’Asia orientale si stia trasformando in una regione di medio reddito, grazie allo sviluppo economico sostenuto che ha aumentato i redditi ed ha aiutato milioni di persone ad uscire da situazioni di indigenza. Le stime dell’ILO dicono che il numero di lavoratori dell’Asia orientale che vivono con 2 dollari USA al giorno – sotto la soglia di povertà – è sceso oggi al 35,6 per cento dal 59,1 per cento di 10 anni fa, mentre la percentuale di coloro che vivono con 1 dollaro al giorno è scesa all’8,7 per cento dal 18,8 nello stesso periodo.

L’Africa sub-Sahariana continua invece ad avere il numero più elevato di lavoratori poveri – ovvero coloro che pur avendo un impiego, non riescono ad uscire da situazioni di povertà – con un divario sempre maggiore rispetto alle altre aree del mondo. Nella regione infatti oltre la metà dei lavoratori non guadagna ancora abbastanza da arrivare oltre la soglia del Dollaro USA al giorno, e inoltre più di 8 lavoratori su 10 vivono sotto la soglia di 2 dollari al giorno.

L’ILO fa anche notare che nonostante il Medio Oriente abbia avuto un aumento considerevole nel rapporto fra persone occupate e popolazione – il numero dei lavoratori è passato dal 46 per cento del 1997 al 50,1 per cento del 2007 –, questa regione è stata anche l’unica dove il rendimento del lavoro è nel contempo diminuito.

Nell’Africa del Nord invece, dove i livelli di rendimento sono aumentati di oltre il 16 per cento durante gli ultimi 10 anni, i lavoratori poveri sono ormai pochissimi, circa 1,6 per cento della popolazione impiegata.

Lo studio ha indicato aspetti positivi nella maggior parte degli indicatori del mercato del lavoro per l’Europa Centrale e Sudorientale e la Comunità degli Stati Indipendenti (CIS), dove, negli ultimi anni, il numero di posti di lavoro vulnerabili è diminuito. Inoltre, un leggero aumento del rapporto fra persone occupate e popolazione ha indicato una migliore allocazione del potenziale produttivo della persone in età lavorativa.

Il GET segnala anche che l’America Latina e i Caraibi sono l’unica regione dove il numero di posizioni lavorative vulnerabili è aumentato nel corso degli ultimi dieci anni – passando dal 31,4 al 33,2 per cento dell’occupazione totale – nonostante un aumento dei posti di lavoro nel settore dei servizi. Questo dato è coerente con altri che già indicavano come in questa regione il fenomeno del lavoro irregolare sia purtroppo in crescita.

Il Direttore Generale dell’ILO Juan Somavia fa sapere: « l’evidenza mostra che il progresso economico non porta automaticamente nuovi posti di lavoro dignitosi. Tutto ciò suggerisce che le politiche lavorative devono essere incluse nelle politiche macroeconomiche, in modo che lo sviluppo economico coinvolga davvero tutti i settori interessati e crei posti di lavoro dignitosi e di qualità. Purtroppo, la presente situazione economica rimane una fonte di preoccupazione e l’ILO ne controllerà attentamente gli sviluppi nel corso del 2008 ».