La nuova direttiva UE sul salario minimo si pone un duplice obiettivo

Nel tentativo di ridurre la povertà da lavoro e le disuguaglianze, la Direttiva europea mira al miglioramento dell’adeguatezza dei salari minimi legali e alla promozione della contrattazione collettiva.

Articolo | 16 novembre 2022
© AndreyPopov
Per milioni di persone in Europa la povertà costituiva una realtà già prima della crisi di COVID-19, con un incremento della povertà lavorativa nell’ultimo decennio. Nel 2018, in nove Stati membri europei, il salario minimo non ha fornito un reddito sufficiente per superare la soglia di rischio di povertà (60 per cento del reddito disponibile mediano equivalente nazionale dopo i trasferimenti sociali). In alcuni casi il salario minimo non è bastato a una madre single, che lavora a tempo pieno, per affittare un appartamento e soddisfare i bisogni primari — come cibo sano — per se stessa e il proprio bambino.

Con l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, come la casa e le forniture elettriche ed energetiche, le persone hanno faticato ad arrivare a fine mese. Ciò è particolarmente vero per le donne, i lavoratori giovani, i migrati e i lavoratori a basse qualifiche che sono maggiormente vulnerabili a forme multiple di discriminazione.

In un contesto di aumento delle disuguaglianze e di erosione salariale — e in linea con gli obiettivi chiave dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile di ridurre le disuguaglianze e promuovere un lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini, come articolato dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 8 — è necessario prestare maggiore attenzione ai diritti fondamentali e abilitanti (libertà di associazione e riconoscimento effettivo del diritto alla contrattazione collettiva) nei processi di definizione dei salari.

Ciò sottolinea l’importanza della nuova direttiva sui salari minimi adeguati nell’Unione europea.

L’obiettivo principale della Direttiva UE è stabilire un quadro di riferimento per migliorare l’adeguatezza dei salari minimi legali e l’accesso effettivo dei lavoratori alla tutela dei salari minimi, anche attraverso la contrattazione collettiva. La direttiva promuove esplicitamente la contrattazione collettiva, riconoscendo che sistemi di contrattazione forti e inclusivi svolgono un ruolo importante nel garantire un’adeguata protezione dei salari minimi.

L’OIL ha fornito contributi tecnici ai dialoghi politici che si sono svolti, basandosi sul Rapporto mondiale sui salari (2020–2021) che ha esaminato i sistemi di salari minimi in tutto il mondo e ha analizzato il rapporto tra salari minimi e disuguaglianza.

Per la promozione della contrattazione collettiva, la Direttiva chiede agli Stati membri dell’UE di rafforzare la capacità delle parti sociali e (in linea con la Convenzione OIL n. 98), di incoraggiare negoziati costruttivi, significativi e informati, di adottare misure per tutelare l’effettivo riconoscimento del diritto alla contrattazione collettiva e di proteggere i lavoratori e i rappresentanti sindacali da atti di discriminazione antisindacale e le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro da atti di interferenza reciproca.

Il Rapporto dell’OIL sul dialogo sociale (2022) rileva che la contrattazione collettiva può facilitare l’uguaglianza e l’inclusione, contribuire alla sicurezza e alla salubrità dei luoghi di lavoro ed essere un’importante fonte di resilienza durante le crisi economiche e sociali. Il rapporto convalida i dati che dimostrano che i contratti collettivi riducono le disuguaglianze salariali, aumentando i guadagni dei lavoratori a basso salario e riducendo i differenziali tra i lavoratori con i salari più alti e quelli con i salari più bassi. La ricerca condotta per il rapporto mostra anche che i paesi con alti livelli di copertura della contrattazione collettiva sono quelli con sistemi di contrattazione collettiva multidatoriale, interprofessionale e settoriale, in grado di facilitare l’applicazione inclusiva dei salari concordati collettivamente.

La direttiva prevede che gli Stati membri dell’UE con tassi di copertura della contrattazione collettiva inferiori all’80%, in consultazione con le parti sociali, forniscano un quadro di condizioni favorevoli (secondo la banca dati dell’OIL sulla copertura della contrattazione collettiva, solo sei Stati membri dell’Unione europea raggiungono questo livello). Dovrebbero inoltre stabilire un piano d’azione (rivisto almeno ogni cinque anni) per promuovere la contrattazione collettiva. Questo requisito si basa sull’esplicita consapevolezza che gli Stati membri con un’elevata copertura della contrattazione collettiva tendono ad avere una quota minore di lavoratori a basso salario e alti livelli di salario minimo, rispetto al salario medio. La Convenzione n. 154 e la Raccomandazione n. 163 dell’OIL forniscono indicazioni esplicite sulla promozione della contrattazione collettiva.

Tasso di copertura della contrattazione collettiva nell’Unione Europea
I confini indicati su questa mappa non implicano approvazione o accettazione da parte dell’OIL.
Il tasso di copertura della contrattazione collettiva rappresenta la percentuale di lavoratori coperti da uno o più contratti collettivi. I tassi sono aggiustati per tenere conto della possibilità che alcuni lavoratori non abbiano il diritto di contrattare collettivamente i salari (ad esempio, i lavoratori dei servizi pubblici che hanno i loro salari determinati da regolamenti statali o da altri metodi che prevedono la consultazione). Ultimo aggiornamento il 5 maggio 2022.
Fonte: ILOSTAT.
La direttiva UE non impone agli Stati membri di introdurre un salario minimo legale. Al contrario, pone un forte accento sull’“adeguatezza” dei salari minimi. Salari minimi adeguati, siano essi legali o negoziati, perseguiti secondo l’approccio stabilito dalla Convenzione dell’OIL sulla fissazione del salario minimo del 1970 (n. 131), possono contribuire a sostenere la domanda interna e il potere d’acquisto, a ridurre le disuguaglianze salariali e il divario retributivo tra i sessi e a limitare la caduta dei redditi, soprattutto per le persone più vulnerabili.

Il Rapporto mondiale sui salari dell’OIL (2020–2021), che ha esaminato i sistemi di salario minimo in tutto il mondo, fornisce prove di come tale “adeguatezza” venga raggiunta e di come salari minimi adeguati riducano le disuguaglianze. La Guida sulle politiche sul salario minimo dell’OIL fornisce una guida politica essenziale per la definizione e l’adeguamento dei salari minimi.

Il Direttore generale dell’OIL, Gilbert F. Houngbo, ha dichiarato chiaramente di considerare l’aumento dei salari minimi e la garanzia di prestazioni di protezione sociale come risposte prioritarie necessarie per proteggere i più vulnerabili e prevenire i danni causati dalle molteplici e interconnesse crisi globali che dobbiamo affrontare.

Articolo di Dora Katalin Sari, Specialista degli indicatori delle relazioni industriali