Disabilità e lavoro
Assumere persone disabili è giusto e sensato
Assumere persone disabili — un vasto bacino di manodopera ampiamente ignorato — è una scelta sensata per le imprese. Ma questo richiede il superamento della paura di ciò che non si conosce e una maggiore attenzione alle capacità piuttosto che alle disabilità.
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Yves Veulliet, IBM |
E quando trovano un lavoro, l’attitudine negativa di colleghi e superiori influenza le loro carriere, anche in quelle imprese più sensibili all’assunzione di persone disabili.
«La verità è che siamo tutti spaventati da ciò che non si conosce. La maggior parte delle persone non si sente a suo agio quando ha intorno persone disabili, è normale», afferma Veulliet, che ha dovuto bussare a diverse porte prima di trovare un lavoro 25 anni fa all’IBM, dove attualmente ricopre la carica di Manager globale per la disabilità e l’inclusione.
I fatti dimostrano che una volta che un datore di lavoro supera i suoi timori, assumere e lavorare con persone disabili diventa normale.
«Come si può parlare della disabilità di qualcuno quando questa è nascosta dalle sue capacità?» si chiede Sean Callaghan, Direttore Generale di Sodexho a Toronto, Canada. Il suo gruppo di lavoro di 36 persone comprende 4 persone portatrici di handicap diversi, «ma la cosa più importante è che hanno differenti capacità».
Abilitare piuttosto che disabilitare
Il contesto di lavoro è molto importante, non solo dal punto di vista strutturale, ma anche della cultura del lavoro e di un’atmosfera inclusiva.
In fin dei conti, la funzione del datore di lavoro è quella di offrirmi un ambiente di lavoro favorevole che mi consenta di gestire il mio handicap”. |
Quando ha iniziato a lavorare per IBM, racconta il Manager, è come se la sua disabilità scomparisse in quanto i locali erano totalmente accessibili.
Perché assumere?
I consumatori tendono a guardare favorevolmente quelle aziende che impiegano persone disabili. Secondo l’esperto di disabilità e redditività d’impresa, Rich Donovan, oltre un miliardo di disabili, insieme ai 2,2 miliardi di parenti e amici a livello globale, controllano circa 8.000 miliardi di dollari di reddito disponibile l’anno.
In Indonesia, il principale strumento per garantire l’inclusione è la legislazione secondo la quale almeno l’1% della manodopera dell’azienda deve essere costituito da persone disabili.
Better Work, una partnership tra ILO e International Finance Corporation (IFC), aiuta le aziende indonesiane ad osservare la normativa. «Uno dei nostri lavoratori, Angela Friska, non udente, ha il compito di sensibilizzare i datori di lavoro del settore tessile», racconta Simon Field, consigliere tecnico principale di Better Work Indonesia.
Ad oggi, solo tre dei 90 fornitori con i quali Better Work lavora osservano pienamente la legislazione. «C’è ancora molto lavoro da fare», afferma Field. «Ma siamo solo all’inizio». Anche le multinazionali stanno spingendo i loro fornitori ad integrare sempre di più i lavoratori disabili.
I datori di lavoro stanno gradualmente diventando più consapevoli che assumere persone con disabilità non è una questione di carità ma un investimento. «Non è solo la cosa giusta da fare, ma la più sensata», afferma Sreela Das Gupta, Manager globale per la diversità e l’inclusione della Tata Consulting Services.
Nelle molteplici presentazioni sul tema dell’inclusione delle persone con handicap, Veulliet incoraggia i manager a chiedere a se stessi il perché dovrebbero assumere una persona con disabilità visto che potrebbero assumerne una non disabile. «La risposta è che le imprese non devono assumere un disabile. Piuttosto devono assumere una persona che possieda le competenze richieste per una determinata posizione. Se poi succede che questa persona è disabile, così sia, ma la questione non è l’handicap in sé».
L’ILO e la disabilità |
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