Le sfide oltre la crisi

Oltre alla crisi economica, altre forze stanno influenzando i mercati del lavoro a livello mondiale. Comprenderle e sviluppare politiche in grado di affrontarle determinerà il presente ed il futuro del mondo del lavoro. Di Josè Manuel Salazar-Xirinachs*

Editoriale | 25 novembre 2012
José Manuel Salazar-Xirinachs
La sfida di oggi per l'economia mondiale e per i singoli paesi non consiste solo nel risollevarsi dalla crisi economica e finanziaria mondiale, ma si tratta di farlo in un momento in cui i mercati del lavoro stanno attraversando cambiamenti strutturali enormi.

Sei “grandi forze” sono in gioco e influenzano ogni aspetto del mondo del lavoro, dal modo in cui lavoriamo al numero e alla tipologia dei posti di lavoro disponibili.

La prima forza è la tecnologia. Una nuova ondata di cambiamenti tecnologici sembra avanzare ad una velocità sempre maggiore. Robot, computer e automazione aumentano la produttività, riducendo tuttavia il potenziale in termini di creazione di posti di lavoro del settore manifatturiero.

Numerosi paesi, compreso il Giappone, hanno sperimentato una riduzione del numero di posti di lavoro in questo settore a causa delle innovazioni tecnologiche. Nei paesi più sviluppati, le categorie professionali in rapida crescita sono i cosiddetti “lavori di interazione” nel settore dei servizi: manager, ingegneri, addetti alle vendite, medici, avvocati ed insegnanti.

Un'altra forza è lo sviluppo delle economie emergenti. Non si tratta esclusivamente dell’affermarsi di una nuova geografia della crescita e del consumo ma, per effetto dell'aumento dei livelli di istruzione nei paesi emergenti ed in via di sviluppo, anche di una nuova geografia delle competenze.

In soli dieci anni, dal 1996 al 2007, il numero di iscrizioni a corsi universitari e post universitari è aumentato da 72 a 136 milioni in un gruppo di 113 paesi paesi emergenti ed in via di sviluppo.

Questo sta cambiando la natura della competizione globale per i talenti. L'idea per cui le economie sviluppate detengono il monopolio delle persone intelligenti, in grado di fare cose intelligenti in maniera intelligente non è più valida.

La discrepanza delle competenze. Il persistente e, in alcuni casi, crescente divario tra le competenze ricercate dai datori di lavoro e quelle realmente disponibili nel mercato costituisce un'ulteriore problematica. Molte aziende non sono in grado di coprire i posti di lavoro vacanti, nonostante l'elevato tasso di disoccupazione. Il risultato paradossale di tutto ciò è la coesistenza di elevati livelli di disoccupazione con una scarsità di competenze.

Il cambiamento demografico, in particolare l'invecchiamento della popolazione in Europa, Giappone e Cina, è un'altra tendenza che pone nuove sfide. Ad esempio, come faranno questi paesi a pagare pensioni e spese per la sanità considerando che la percentuale di anziani rispetto alla popolazione attiva raddoppierà nei prossimi trenta o quaranta anni? Come gestiranno le carenze di lavoro e competenze? Aumentare la partecipazione alla forza lavoro di donne, giovani e dei più anziani è una delle soluzioni possibili per i paesi con un alto tasso di invecchiamento della popolazione.

La quinta “forza” in gioco è il sempre maggiore consenso a livello globale, emerso nel documento conclusivo di Rio+20 “The Future We Want” (Il futuro che vogliamo), sulla necessità di adottare modelli di crescita basati sull'efficienza energetica e sul basso consumo di carbonio.

Ci sono grandi opportunità nei “lavori verdi”, ma anche una potenziale di distruzione di posti di lavoro nelle tecnologie non sostenibili e non competitive. Dobbiamo quindi assicurarci che i lavoratori dispongano delle competenze adeguate affinché le economie possano realizzare una transizione da sistemi industriali tradizionali a sistemi più ecologici.

In conclusione, le crescenti ineguaglianze di reddito costituiscono una minaccia alla coesione sociale. Ma non solo, esse influenzano la crescita ed hanno un impatto sulle finanze pubbliche e sulla crescita del debito. In alcuni paesi, le ineguaglianze sono state la conseguenza dell’aumento di contratti di lavoro irregolari, part-time o temporanei. Il lavoro informale costituisce un problema non limitato esclusivamente ai paesi in via di sviluppo.

Queste forze cambiano le regole del gioco. Insieme agli effetti prolungati della crisi economica globale, esse determinano le prospettive future e i vincoli attuali e, allo stesso tempo, modellano l’avvenire dei mercati del lavoro in tutto il mondo.

Queste forze sono parte di una “Grande Ristrutturazione” che dobbiamo riconoscere e affrontare affinché la crescita sia inclusiva e la globalizzazione equa per tutti, non soltanto per pochi.
* Direttore Esecutivo per l’occupazione dell’ILO