Cosa possono insegnare le cooperative finanziarie alle grandi banche

Il successo delle cooperative finanziarie nel corso della crisi economica internazionale dimostra che esiste un’alternativa credibile al sistema delle banche di investimento. Mentre molte grandi banche hanno lottato per sopravvivere alla crisi economica globale, le reti di cooperative finanziarie — banche di proprietà dei correntisti — hanno resistito alla tempesta e ne sono uscite rafforzate.

Analisi | 13 novembre 2012
Il Professore Johnston Birchall
Il successo delle cooperative finanziarie nel corso della crisi economica internazionale dimostra che esiste un’alternativa credibile al sistema delle banche di investimento.

Mentre molte grandi banche hanno lottato per sopravvivere alla crisi economica globale, le reti di cooperative finanziarie — banche di proprietà dei correntisti — hanno resistito alla tempesta e ne sono uscite rafforzate.

I dati presentati all’ILO da Johnston Birchall, docente di politica sociale alla Stirling University (Regno Unito), dimostrano come questo «sistema bancario alternativo» si sia rivelato più stabile ed efficiente di quanto molti economisti avessero predetto.

«In Europa e in Nord America si è verificato un lieve calo nel 2008 (per le banche cooperative), con una ripresa nel 2009, 2010 e 2011», ha dichiarato Birchall ad ILO News.

«In altre parti del mondo, le cooperative di credito non hanno neanche registrato un calo nel corso del 2008. Non sono state contagiate dalla crisi del sistema bancario; semplicemente hanno continuato a crescere lentamente, costantemente, senza aumenti drastici».

Al contrario, numerose banche di investimento sono state salvate — o lasciate fallire — nel momento più grave della crisi finanziaria mondiale, conseguenza, secondo molti, di attività bancarie rischiose.

Visione globale delle cooperative finanziarie
  • venti paesi europei dispongono di 24 reti di banche di credito cooperativo locali;
  • in Francia le banche di credito cooperativo hanno il 45% della quota di mercato dei depositi del Paese, nei Paesi Bassi il 40%;
  • in Europa ci sono 3.874 banche di credito cooperativo locali con 181 milioni di clienti;
  • le cooperative europee dispongono di 5.647 milioni di euro in capitale e 3.107 milioni di euro in depositi;
  • le cooperative di credito operano in cento paesi nel mondo, con 51.000 società e 200 milioni di membri;
  • le cooperative di credito hanno 1.564 miliardi di dollari in attività, 1.223 miliardi di dollari in depositi, 1.016 miliardi di dollari in prestiti;
  • le banche di credito cooperativo e le cooperative di credito raggiungono le persone più povere ed hanno un impatto economico significativo.
Di recente, il gigante bancario svizzero UBS — che fu salvato dalle autorità svizzere durante la crisi — ha annunciato che taglierà 10.000 posti di lavoro e abbandonerà gran parte delle attività commerciali ritenute rischiose.

Una banca democratica

«Cooperativa finanziaria» è un termine generale che ricomprende le banche di credito cooperativo, le cooperative di credito e le società di credito immobiliare, così come le banche di proprietà di cooperative agricole o di consumatori. Ciò che le accomuna è il fatto di essere di proprietà dei correntisti.

Le cooperative di credito sono state create originariamente per clientela con basso reddito, specie nei Paesi in via di sviluppo e in Nord America. La maggior parte delle banche di credito cooperativo operano in Europa ed hanno una clientela piuttosto varia.

«L’idea di fondo è che i clienti diventano membri. Si paga una piccola quota chiamata azione societaria che conferisce il diritto di voto, che però è unico in quanto si tratta di un’impresa centrata sulle persone e non sul denaro» ha precisato Birchall.

«Non si possono avere più voti acquistando più azioni. Non si ha molto potere ma, come in ogni organizzazione democratica, si ha la possibilità di influenzare il modo in cui la banca è gestita eleggendo o rifiutando di eleggere determinati consigli direttivi. E se le cose non vanno come previsto, possono essere cambiate, cosa che non può accadere in nessun altro tipo di banca».

Lo studio di Birchall dimostra come le cooperative finanziarie abbiano mantenuto il flusso di credito durante la crisi, specialmente alle PMI, rimanendo stabili nelle varie regioni del mondo.

Avversione al rischio

La differenza tra le cooperative finanziarie e le banche di investimento, secondo Birchall, è che le prime non assumono gli stessi rischi delle seconde perché non ambiscono agli stessi profitti.

Le cooperative durante la crisi
  • Le attività delle banche di credito cooperativo sono cresciute del 10% nel periodo 2007-2010.
  • I clienti delle banche di credito cooperativo sono cresciuti del 14%.
  • Solo il 7% delle banche di credito cooperativo europee hanno subito perdite durante la crisi.
  • Le riserve delle cooperative di credito sono aumentate di oltre il 14%.
  • Il risparmio delle cooperative di credito è aumentato dell’1% nel 2008, del 15% nel 2009 e del 7,3% nel 2010.
  • La concessione di prestiti da parte delle cooperative di credito è diminuito leggermente nel 2008, per poi crescere del 7,6% e del 5,3% nel corso dei successivi due anni.
  • La maggior parte delle perdite finanziarie delle cooperative sono state compensate entro un anno o due.
  • Quasi tutti gli indicatori mostrano che hanno recuperato e sono di nuovo in fase di crescita.
«Stabilità e avversione al rischio fanno parte del DNA delle cooperative finanziarie. Producono dei surplus, altrimenti non avrebbero guadagno, che vengono versati nelle riserve. Questo sistema le rende molto forti finanziariamente e tendono a non avere problemi con i le esigenze regolamentari in materia di capitale».

«Non solo dispongono di riserve che le rendono stabili e sostenibili, ma in più restituiscono — in un modo o nell’altro — i profitti ai membri, anche se con un dividendo annuale o semplicemente stabilendo prezzi bassi sui loro prodotti».

Un altro fattore che contribuisce alla loro stabilità è che i dirigenti vengono motivati in amnhiera differente. La maggior parte di questi riceve semplicemente un salario ragionevole, spiega Birchall.

«Prima della crisi, gli economisti avevano dichiarato che le cooperative finanziarie erano destinate ad essere meno efficienti delle banche private, poiché non ricompensavano i propri manager con azioni. Oggi riteniamo che questo sia l’elemento positivo. Non dovremmo ricompensare i manager con azioni perché questi assumerebbero dei rischi molto alti per poi abbandonare il proprio incarico cinque anni dopo come multimilionari, lasciando fallire la banca».

«In questo modo, tutti gli aspetti che gli economisti hanno criticato delle cooperative si sono rivelati vantaggiosi», conclude Birchall. «Le cooperative possono non avere gli stessi rialzi delle banche private, ma allo stesso tempo, non hanno gli stessi ribassi. Per questo sono più sostenibili rispetto alle altre tipologie di banche».