Il lavoro minorile oggi

Secondo il Rapporto Globale sul lavoro minorile del 2006 significativi passi in avanti erano stati fatti nella lotta al lavoro minorile1. Incoraggiata da questa tendenza positiva, l’ILO ha fissato un obiettivo ambizioso: eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016. Quattro anni dopo, il nuovo Rapporto Globale presenta uno scenario diverso: il lavoro minorile continua a diminuire, ma più lentamente. Il rapporto avverte che se i paesi non faranno qualcosa, l’obiettivo del 2016 non sarà raggiunto. ILO Online ha incontrato Constance Thomas, Direttore del Programma dell’ILO per l’eliminazione del lavoro minorile (IPEC) che ci spiega qual’è la situazione del fenomeno oggi.

Articolo | 7 maggio 2010

Secondo il Rapporto Globale sul lavoro minorile del 2006 significativi passi in avanti erano stati fatti nella lotta al lavoro minorile. Incoraggiata da questa tendenza positiva, l’ILO ha fissato un obiettivo ambizioso: eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016. Quattro anni dopo, il nuovo Rapporto Globale presenta uno scenario diverso: il lavoro minorile continua a diminuire, ma più lentamente. Il rapporto avverte che se i paesi non faranno qualcosa, l’obiettivo del 2016 non sarà raggiunto. ILO Online ha incontrato Constance Thomas, Direttore del Programma dell’ILO per l’eliminazione del lavoro minorile (IPEC) che ci spiega qual’è la situazione del fenomeno oggi.

Cosa evidenziano i nuovi dati sul lavoro minorile?

Constance Thomas: le nuove statistiche mostrano un panorama molto variegato. Il lavoro minorile continua a diminuire, ma ad un ritmo moderato: solo del 3 per cento nell’arco dei quattro anni. Abbiamo assistito ad una riduzione significativa del 10 per cento nella fascia d’età 5-14 anni. Sono diminuiti anche i bambini/e impiegati in lavori pericolosi, termine utilizzato spesso per definire le peggiori forme di lavoro minorile. Infatti, più il lavoro è pericoloso e i bambini/e coinvolti vulnerabili, più rapida è la diminuzione, specialmente per le bambine. Questa è una buona notizia. Tuttavia, la battaglia ancora non è stata vinta: 215 milioni di bambini sono ancora vittime del lavoro minorile e, di questi, circa 115 milioni svolgono lavori pericolosi.

Questo vuol dire che l’obiettivo di eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016 non sarà raggiunto?

Constance Thomas: il nuovo Rapporto Globale lancia un segnale d’allarme forte e un appello all’azione. Attualmente, i progressi fatti finora non sono stati abbastanza rapidi per poter pensare che obiettivo del 2016 sia vicino. Tuttavia, non è neanche troppo tardi per invertire questa tendenza. L’eliminazione del lavoro minorile è possibile e raggiungibile se c’è la volontà per farlo. L’ILO ha stimato che il costo globale dell’eliminazione del lavoro minorile è ampiamente compensato dai suoi vantaggi economici in un rapporto di 6,7 a 1. È molto meno dei 10 mila miliardi stanziati per salvare le banche degli Stati Uniti e del Regno Unito durante la crisi economica. È solo una questione di ambizione e di volontà politica.

Quali sono i principali ostacoli per raggiungere l’obiettivo del 2016?

Constance Thomas: il Rapporto identifica le principali sfide da affrontare: l’estensione del fenomeno in Africa e Asia del sud, la necessità di dare nuovo impulso alla lotta al lavoro minorile nel settore agricolo e di combattere certe forme “occulte”, che spesso sono classificate come peggiori forme. Il rapporto ricorda inoltre che i governi devono rispettare gli impegni presi e intensificare i loro sforzi per combattere il lavoro minorile.

Quali sono le tendenze regionali?

Constance Thomas: questo è il primo Rapporto globale che contiene le tendenze regionali. La riduzione più significativa del lavoro minorile nell’ultimo decennio si è registrata nelle Americhe, mentre in Africa sono stati registrati pochi progressi. L’Africa è anche la regione con la più alta incidenza di bambini lavoratori, con un bambino su quattro coinvolto in un’attività economica. Un’altra regione che presenta una situazione critica è l’Asia del Sud dove si trova il più grande numero di bambini lavoratori e dove è necessario un maggiore impegno politico a favore della ratifica delle Convenzioni dell’ILO sul lavoro minorile4. Il lavoro minorile continua ad essere un problema endemico in Asia centrale e in alcune zone del Caucaso. Per quanto riguarda il mondo arabo, non esistono statistiche recenti ma si presume che il lavoro minorile sia un problema importante in alcuni paesi ed è spesso una conseguenza della povertà, dell’alto tasso di disoccupazione e di un’istruzione di scarsa qualità.

Quali altre tendenze emergono dal Rapporto?

Constance Thomas: il Rapporto analizza anche le tendenze del lavoro minorile per età e sesso. Per esempio, nei quattro anni indagati il lavoro minorile tra i ragazzi è cresciuto ma è diminuito per le ragazze. Infatti, la ragione principale della riduzione globale del lavoro minorile è da imputarsi alla diminuzione del lavoro minorile femminile. Il dato allarmante riguarda la crescita del 20 per cento del lavoro minorile nella fascia d’età 15-17 anni, passando da 52 a 62 milioni5. Il settore di attività in cui si riscontra una percentuale elevata di lavoro minorile e è quello agricolo, dove la stragrande maggioranza di bambini/e che lavora per la famiglia senza percepire alcuna remunerazione.

La crisi economica ha avuto ripercussioni sul lavoro minorile? In particolare, ha messo a rischio le possibilità di raggiungere l’obiettivo del 2016?

Constance Thomas:lo scorso giugno l’ILO ha diffuso un rapporto in cui avvertiva che la crisi avrebbe potuto spingere un numero crescente di bambini, soprattutto bambine, a lavorare. È ancora troppo presto per fare una valutazione realistica della situazione in quanto le conseguenze della crisi continuano ancora a farsi sentire in molte parti del mondo.

Tuttavia, a giudicare dalle crisi precedenti, ci dobbiamo senz’altro aspettare un aumento del fenomeno nei paesi a basso reddito, specialmente tra le famiglie più povere. Per i paesi a medio reddito, i fatti dimostrano che l’abbassamento degli standard di vita può essere accompagnato da una riduzione delle opportunità di occupazione per i bambini/e. La risposta delle famiglie alla crisi dipenderà anche dalla presenza o meno di reti di sicurezza sociale efficaci.

Per quanto riguarda le possibilità di raggiungere l’obiettivo del 2016, questo dipende dall’atteggiamento dei governi: se utilizzeranno la crisi come un’ulteriore scusa per ridurre le spese sociali fondamentali come l’istruzione e gli aiuti internazionali, oppure come un’opportunità per mobilitare la volontà politica necessaria e dare priorità alla lotta al lavoro minorile come investimento proficuo per il futuro.

Come possono i governi e gli altri attori accelerare l’azione contro il lavoro minorile?

Constance Thomas: devono rafforzare la loro azione nelle seguenti aree:

  • Assicurare a tutti i bambini/e l’accesso ad una istruzione di qualità, almeno fino all’età minima di ingresso al mercato del lavoro
  • Costruire un tetto sociale minimo migliorando le politiche e i programmi di protezione sociale che possano aiutare le famiglie più povere a mandare i propri figli a scuola, ad esempio attraverso programmi di “cash transfer” (trasferimento di fondi condizionati) e mensa scolastica.
  • Affrontare la povertà assicurando opportunità di lavoro dignitoso per gli adulti.

È responsabilità dei governi ratificare e attuare le Convenzioni dell’ILO sul lavoro minorile. Anche datori di lavoro, sindacati e società civile giocano un ruolo fondamentale. Sappiamo che quando vengono fatte scelte politiche giuste, il lavoro minorile può essere combattuto.

I paesi tengono conto delle Convenzioni dell’ILO sul lavoro minorile?

Constance Thomas: molti passi in avanti sono stati fatti nella ratifica delle Convenzioni. Dieci anni dopo l’adozione della Convenzione 182, siamo giunti quasi alla ratifica universale. Solo 12 paesi su 183 Stati membri dell’ILO non l’hanno ancora ratificata. Allo stesso tempo, la Convenzione (n°138) sull’età minima è stata, finora, ratificata da 155 Stati. Tuttavia, per quanto possa essere incoraggiante questo panorama, un terzo dei minori nel mondo vive in paesi che tuttora non hanno ratificato le convenzioni fondamentali dell’ILO. Allo stesso tempo, molti paesi non danno seguito alla ratifica di queste Convenzioni con provvedimenti di attuazione.

Il lancio del rapporto coincide con la Conferenza globale sul lavoro minorile de L’Aia. Quali sono le principali questioni che la Conferenza affronterà?

Constance Thomas: sono passati più di dieci anni dall’ultima Conferenza globale sul lavoro minorile. L’iniziativa del governo dei Paesi Bassi di ospitare questa Conferenza servirà a ridare vigore alla campagna globale contro il lavoro minorile, a collocare la questione al centro dell’attenzione mondiale, a sollecitare risposte da parte dei governi su come affrontare il problema e rispettare gli impegni presi per l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile. La Conferenza dedicherà una speciale attenzione al problema del lavoro minorile in Africa e alle misure necessarie da adottare a seguito della crisi economica mondiale.

Si spera che la Conferenza porterà all’adozione di una “roadmap” che consentirà di raggiungere l’obiettivo del 2016. Il Rapporto mondiale e il rapporto tecnico che lo accompagna, realizzato dal programma Understanding Children Work-UCW (una partnership che coinvolge ILO, Banca Mondiale e UNICEF), saranno presentati a circa 400 partecipanti provenienti da 80 paesi.

Qual’è il ruolo dell’ILO?

Constance Thomas: l’ILO svolge un ruolo di primo piano nel mantenere alta l’attenzione sul lavoro minorile. La situazione richiede misure volte a ridare vigore alla campagna globale contro il lavoro minorile. L’ILO, con la sua struttura tripartita, deve essere un attore centrale e un difensore energico nel movimento globale contro il lavoro minorile. Dobbiamo estendere e rafforzare queste coalizioni. Partendo dall’Agenda del lavoro dignitoso, ILO/IPEC continuerà a sostenere i costituenti affinché la questione del lavoro minorile sia parte integrante delle agende nazionali di sviluppo.

Il Rapporto chiede di spostare l’attenzione verso uno sviluppo consapevole, nonché l’analisi e la diffusione di politiche basate sui fatti. L’influenza dell’ILO e il suo valore aggiunto sono determinati dalla sua comprensione profonda del fenomeno. I nostri vantaggi comparativi sono le nostre norme, i nostri costituenti, le nostre conoscenze basate su interventi diretti attraverso i progetti, così come dallo sviluppo di politiche, ricerche e analisi. Allo stesso tempo, molti paesi ancora hanno bisogno dell’assistenza dell’ILO per sviluppare i loro programmi e ottenere i risultati sperati. La solidarietà internazionale – compresa la mobilitazione di risorse – continuerà ad essere indispensabile affinché il Programma dell’ILO per l’eliminazione del lavoro minorile possa sostenere questi sforzi. Ma l’ILO non può farcela da sola. Il Rapporto sottolinea il valore delle partnership, come quelle tra le Agenzie ONU, la cooperazione sud-sud.