Giornata internazionale dei migranti 2020

Cresce il divario retributivo dei migranti in molte economie avanzate

Un rapporto dell’OIL mostra che i migranti guadagnano quasi il 13 per cento in meno rispetto ai lavoratori nazionali. In alcuni paesi, il divario raggiunge il 42 per cento.

Comunicato stampa | 18 dicembre 2020
GINEVRA (Notizie OIL) — Secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), i migranti guadagnano in media il 13 per cento in meno dei lavoratori nazionali nei paesi ad alto reddito.

In alcuni paesi come Cipro, Italia e Austria il divario retributivo orario è, rispettivamente del 42 , 30  e 25 per cento. In Finlandia, il divario è del 9 per cento, al disotto della media dell’Unione Europea che si attesta  all’11 per cento.

Negli ultimi cinque anni, il divario retributivo dei migranti è aumentato in alcuni paesi ad alto reddito. In Italia, ad esempio, secondo gli ultimi dati, i lavoratori migranti guadagnano il 30 per cento  in meno(nel 2015 il divario era del 27 per cento) rispetto ai lavoratori nazionali. In Portogallo il divario è del 29 per cento — rispetto al 25 per cento del 2015 — e  in Irlanda del 21 per cento (19 per cento nel 2015).

L’analisi dell’OIL dimostra che i migranti sono soggetti a problemi di discriminazione ed esclusione in tutti i Paesi. Questi problemi sono stati ulteriormente aggravati dalla pandemia di COVID-19.

Il rapporto “Il divario retributivo dei migranti: Comprendere le differenze salariali tra lavoratori migranti e nazionali” (The migrant pay gap: Understanding wage differences between migrants and nationals) mostra che, nei paesi ad alto reddito, i migranti hanno maggiori probabilità di avere un lavoro precario, con il 27 per cento di essi con contratti a tempo determinato e il 15 per cento con contratto di lavoro part-time. I migranti sono sovra-rappresentati in nel settore primario — agricoltura, pesca e silvicoltura — e occupano più posti di lavoro rispetto ai lavoratori nazionali nel settore secondario — attività estrattive; industria manifatturiera; elettricità, gas e acqua; e edilizia.

“I lavoratori migranti si trovano spesso di fronte a disuguaglianze di trattamento nel mercato del lavoro, anche rispetto ai trattamenti salariali, l’accesso all’occupazione e alla formazione, le condizioni di lavoro, la sicurezza sociale e i diritti sindacali. Essi svolgono un ruolo fondamentale in molte economie. Non possono essere considerati come cittadini di seconda classe”, dice Michelle Leighton, Capa della Divisione sulle migrazioni per lavoro.

Squilibri delle competenze

I lavoratori migranti guadagnano meno di quelli nazionali con qualifiche simili nella stessa categoria professionale.

I lavoratori migranti hanno maggiore probabilità di svolgere lavori meno qualificati e scarsamente retribuiti che non corrispondono alla loro istruzione e formazione e alle loro competenze. Questo potrebbe essere dovuto a discriminazione durante il reclutamento. Nei paesi ad alto reddito, i lavoratori migranti con un livello di istruzione più elevato hanno meno probabilità di ottenere un lavoro in professioni più qualificate.

Negli Stati Uniti e in Finlandia, ad esempio, mentre la quota dei lavoratori migranti con un’istruzione secondaria è rispettivamente del 78  e del 98 per cento, la quota dei lavoratori migranti in lavori ad alta qualifica o in quelli semi-specializzati è rispettivamente del 35 per cento e del 50 per cento.

Ciò riflette il fatto che i lavoratori migranti hanno difficoltà a trasferire le loro competenze ed esperienza da un paese all’altro, in gran parte a causa della mancanza di sistemi di riconoscimento delle competenze e delle qualifiche dei lavoratori migranti.

Nei paesi a basso e medio reddito, la situazione è inversa: i lavoratori sono di solito migranti temporanei con alta qualifica. Essi tendono ad avere una retribuzione oraria superiore del 17,3 per cento rispetto ai lavoratori non migranti.

Le lavoratrici migranti sono doppiamente discriminate

Le lavoratrici migranti devono affrontare una doppia penalizzazione salariale, sia come migranti che come donne. Nei paesi ad alto reddito, il divario retributivo orario tra lavoratori nazionali di sesso maschile e lavoratrici migranti è stimato a quasi il 21 per cento. Si tratta di un valore superiore al divario di retribuzione di genere (16 per cento) in questi paesi.

Ciò è in parte dovuto al fatto che le lavoratrici migranti sono una quota cospicua del totale del lavoro domestico svolto da migranti (il 73 per cento o 8,45 milioni del totale). Nei paesi ad alto reddito, il divario retributivo tra lavoratori migranti e non migranti è di circa il 19 per cento.

L’impatto della pandemia

La pandemia ha avuto un impatto più importante sulla salute e sui redditi dei lavoratori migranti rispetto al resto degli occupati. All’inizio della crisi del COVID-19, decine di milioni di lavoratori migranti sono stati costretti a tornare a casa dopo aver perso il lavoro.

In generale e rispetto ai lavoratori nazionali, il lavoro dei migranti è meno adatto al telelavoro e più esposto al contagio del virus, dato che molti di loro  sono lavoratori in prima linea.