Prima Giornata internazionale per la parità salariare

Il divario salariale di genere è una delle maggiori ingiustizie dell’attuale mercato del lavoro

In occasione della Prima Giornata internazionale per la parità di retribuzione, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) richiama l’attenzione sulla necessità di accelerare l’azione per il raggiungimento della parità salariale tra lavoratrici e lavoratori.

Comunicato stampa | 18 settembre 2020
ROMA (notizie OIL) — Pilastro del mandato e delle norme internazionali del lavoro dell’OIL, il principio “parità di retribuzione per lavoro di egual valore”  stabilisce che il valore del lavoro svolto è il criterio principale per la determinazione della retribuzione, a prescindere dalle caratteristiche personali (per esempio, genere, età, razza) di chi lo svolge. Tale principio è l’oggetto della Convenzione fondamentale del 1951 (n. 100).  Nonostante il progresso raggiunto in termini di incremento del tasso di attività delle donne nel mercato del lavoro, il divario salariale tra lavoratrice e lavoratore (o divario salariale di genere) continua a persistere, rappresentando una delle principali ingiustizie nel mondo del lavoro. Secondo l’ultimo rapporto mondiale dell’OIL sui salari, le donne guadagnano in media circa il 20 per cento in meno rispetto agli uomini a parità di lavoro svolto. Questo spesso accade anche quando i loro livelli d’istruzione sono superiori a quelli delle loro controparti maschili. A livello globale, le donne hanno il 30 per cento in meno di possibilità di entrare nel mondo del lavoro e meno di un terzo di coloro che lavorano riesce a raggiungere posizioni apicali nell’arco della vita lavorativa.

Le lavoratrici sono state colpite in modo sproporzionato dalle ricadute economiche a breve termine causate dalla pandemia del Covid-19. I settori che richiedono dei rapporti diretti e non a distanza con i clienti, molti dei quali contano su un numero importante di lavoratrici (ad esempio il settore alberghiero e degli alloggi e quello della vendita al dettaglio), sono stati duramente colpiti dalla pandemia. In generale, le donne hanno più probabilità degli uomini di essere occupate in attività più vulnerabili dell’economia informale (lavoro domestico e a domicilio) e nei lavori a bassa retribuzione nelle filiere globali di approvvigionamento o come coadiuvanti delle imprese a conduzione familiare. Questo implica delle tutele limitate o assenti in materia di licenziamento, congedo retribuito in caso di malattia e altre misure di protezione sociale. In aggiunta, il maggiore carico del lavoro di assistenza e di cura non retribuito durante la pandemia, ha pesato sul lavoro delle donne in misura sproporzionata rispetto agli uomini.

In Italia, il gap salariale di genere si attesta al 12 per cento, soprattutto a causa del minor accesso delle donne a posizioni apicali, la maggiore diffusione del part-time involontario, così come la discontinuità delle carriere professionali. Il part-time involontario, per esempio, ha un’incidenza sulle donne che è quattro volte superiore rispetto agli uomini. Questi sono alcuni dei fattori che “spiegano” la componente del divario retributivo di genere. Vi è tuttavia una componente “non spiegabile” che potrebbe mascherare situazioni di discriminazione di genere nell’impiego e nelle professioni. Degli sforzi maggiori delle istituzioni e delle parti sociali sono necessari per realizzare il principio della parità retributiva. La realizzazione di questo principio — che è contenuto nell’articolo 37 della Costituzione  — richiede un impegno costante da parte delle politiche del lavoro, dell’uguaglianza e della non discriminazione, come pure della contrattazione collettiva e delle relazioni industriali. Come affermato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in occasione del vertice mondiale dell’OIL su COVID-19 e mondo del lavoro, “la parità salariale costituisce un punto fondamentale dell’agenda politica italiana per la ripartenza a seguito della crisi innescata dalla pandemia”.

In Europa, il primo accordo sulla parità retributiva risale al 1944. All’epoca avanguardista, l’accordo (conosciuto come "Il Patto della Montagna") era frutto della lungimiranza degli imprenditori del settore tessile del biellese e mirava a realizzare la parità retributiva, come pure a migliorare le altre condizioni di lavoro.

L’OIL è impregnata nella promozione di iniziative per il raggiungimento della parità di retribuzione e dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile  sulla parità di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. Questo è lo scopo della Coalizione internazionale per la parità salariale (Equal Pay International Coalition - EPIC) che è stata lanciata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2017. La Coalizione riunisce molteplici soggetti con l’obiettivo principale di promuovere l’adozione di misure concrete. Guidata dall’OIL, insieme a ONU Donne e OCSE, la Coalizione opera a livello globale, regionale e nazionale per far fronte alla sfida attraverso scambi di esperienza tra paesi e la diffusione di buone pratiche in materia di legislazione, contrattazione collettiva, politiche aziendali e altre iniziative che scaturiscono da solide relazioni industriali. L’Italia ha formalizzato l’adesione alla Coalizione nel 2019.