Nuovo rapporto ILO

ILO: il lavoro è essenziale per il trattamento dell’HIV/AIDS

Un nuovo studio dell’ILO conferma che le persone che lavorano hanno più probabilità di essere sottoposte al trattamento per l’HIV

Comunicato stampa | 27 novembre 2013
GINEVRA — Le persone con HIV che lavorano, hanno il 40% in più delle probabilità di ricevere il trattamento per l’HIV rispetto a quelle senza lavoro. È quanto afferma uno studio dell’ILO pubblicato alla vigilia della Giornata mondiale contro l’AIDS.

Il Rapporto, The Impact of Employment on HIV Treatment Adherence (L’impatto del lavoro sull’aderenza al trattamento HIV), analizza i risultati di 23 studi sulla relazione tra occupazione e trattamento HIV, e ha coinvolto più di 6.500 persone che convivono con l’HIV. L’analisi è integrata da una serie di indagini e interviste telefoniche realizzate dall’ILO.

Lo studio dimostra che le persone colpite da HIV si sottopongono al trattamento con maggiore regolarità quando hanno un lavoro. Questo è dovuto principalmente al fatto che esse dispongono di un reddito che gli consente di pagare i servizi medici, le medicine e il sostegno necessario, e un’alimentazione adeguata.

«Mentre l’accesso al trattamento è aumentato in maniera significativa negli ultimi anni, assicurare che le persone con HIV possano continuare regolarmente il trattamento rimane ancora una sfida. È chiaro dal rapporto che il lavoro, e in maniera più generale il luogo di lavoro, sono fondamentali per raggiungere l’obiettivo dei 15 milioni di persone con HIV sottoposte a trattamento da qui al 2015», ha affermato Alice Ouédraogo, Direttrice del  Programma ILO su HIV/AIDS e mondo del lavoro.

L’impatto della disoccupazione


Il rapporto contiene i risultati di paesi a basso, medio e alto reddito di Africa, Asia e Nord America. La disoccupazione, in particolare nei paesi a basso e medio reddito, pregiudica la possibilità delle persone di sottoporsi ai trattamenti, il che porta a interruzioni, ad un a debole soppressione della carica virale e, infine, al fallimento del trattamento.

La disoccupazione può anche dar luogo a depressione, e a comportamenti e a situazioni che sono stati indicati come fattori di non aderenza, tra cui trascuratezza della persona, abuso di sostanze nocive e perdita della propria dimora. In alcuni casi, può portare anche ad atti criminali e quindi alla prigione.

Le donne hanno più probabilità di accedere alle terapie antiretrovirali (ART in inglese) nella maggior parte delle regioni del mondo, in particolare in quelle aree dove l’HIV è maggiormente diffuso. Di conseguenza, l’aderenza al trattamento è in genere più elevata nelle donne. Tuttavia, il lavoro è un fattore determinante per aiutare gli uomini a seguire il loro regime terapeutico in quanto essi beneficiano di una maggiore sicurezza alimentare e finanziaria e possono anche accedere alle terapie antiretrovirali somministrate nel luogo di lavoro.

Le persone con HIV che lavorano nel settore informale tendono ad avere difficoltà nel seguire il trattamento. Una donna con HIV intervistata ha dichiarato «I lavoratori del settore informale o delle piccole e medie imprese senza assicurazione sanitaria sono meno inclini a sottoporsi alle terapie antiretrovirali in quanto il loro salario non è molto elevato o viene percepito in maniera irregolare».

In alcuni paesi come gli Stati Uniti, dove esistono reti di protezione grazie alle quali le persone con HIV hanno accesso a sussidi per invalidità, l’impatto della disoccupazione sull’aderenza al trattamento è meno grave.

Tuttavia, è stato dimostrato anche che lo stigma della malattia è percepito proprio dalle persone con un impiego. Alcuni lavoratori non rivelano la propria condizione di malati di HIV in quanto temono di essere stigmatizzati e quindi non si sottopongono alle terapie anti-retrovirali. Altri trascurano le cure perché preoccupati di essere visti dai colleghi prendere i farmaci sul luogo di lavoro.

Garantire a più persone l’accesso alle cure


Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attualmente solo il 34% degli oltre 28 milioni di persone aventi diritto alle terapie nei paesi a basso e medio reddito è effettivamente sotto trattamento.

Inoltre, UNAIDS stima che nel mondo circa la metà di tutte le persone affette dall’HIV non sono a conoscenza della propria condizione e quindi non usufruiscono delle cure.

L’ILO e UNAIDS hanno unito gli sforzi per aumentare il numero dei lavoratori consci della propria condizione e che possano quindi accedere al trattamento sui luoghi di lavoro attraverso l’iniziativa «Voluntary Counselling and Testing» (VCT@WORK).

La partnership mira ad assicurare entro il 2015 a cinque milioni di donne e uomini lavoratori il servizio di diagnosi e consulenza gratuita e confidenziale dell’HIV e a garantire che le persone il cui test risulti positivo vengano indirizzate verso i servizi per la cura, il trattamento e il sostegno psicologico per i malati di HIV.

Ci sono stati alcuni progressi: nel 2012, 1,6 milioni di persone hanno iniziato il trattamento dell’HIV per la prima volta — la cifra più alta mai registrata nel corso di un solo anno.

Aiutare le persone affette da HIV a mantenere la terapia anti-retrovirale


Il report contiene diverse raccomandazioni specifiche per aiutare a migliorare l’accesso alle terapie anti-retrovirali, tra cui:
  • Dare priorità ad azioni che promuovano l’indipendenza economica delle persone affette da HIV
  • Migliorare l’impegno a livello nazionale per lo sviluppo di nuove politiche antidiscriminatorie e per il rispetto delle leggi esistenti contro le discriminazioni sul posto di lavoro.
  • Offrire incentivi diretti a sostegno delle terapie antiretrovirali, tra cui la distribuzione di cibo e incentivi economici.
  • Estendere gli orari di apertura delle strutture sanitarie che forniscono terapie anti-retrovirali per garantirne un accesso più ampio.
  • L’adozione da parte dei datori di lavoro di misure per offrire la flessibilità di cui necessitano le persone che convivono con l’HIV e quindi che possono aver bisogno di modificare le proprie modalità lavorative. Questo include sia la possibilità di disporre di tempo libero per recarsi presso le strutture sanitarie per ricevere farmaci, sia il supporto e la promozione dell’aderenza al trattamento.
  • Il rafforzamento dei sistemi sanitari da parte dei governi nazionali, comprese misure per la formazione e conservazione del posto di lavoro degli operatori sanitari e per garantire la sostenibilità della somministrazione del trattamento.
  • Garantire che i sistemi di protezione sociale rispondano alle esigenze delle persone che convivono con l’HIV e fornire loro il supporto necessario per continuare la terapia.