ILO-OCSE: il G20 ancora di fronte ad un deficit di 21 milioni di posti di lavoro

Se l’occupazione continuerà ad aumentare al ritmo attuale dell’1,5 %, sarà impossibile colmare il deficit di circa 21 milioni di posti di lavoro accumulato nell’insieme dei paesi del G20 a seguito della crisi scoppiata nel 2008. E’ quanto afferma un rapporto congiunto ILO-OCSE pubblicato alla vigilia del G20 dei Ministri del lavoro.

Comunicato stampa | 16 maggio 2012

GINEVRA (ILO News) – Secondo un rapporto congiunto ILO-OCSE pubblicato alla vigilia del G20 lavoro che si terrà in Messico, i paesi del G20 dovranno creare 21 milioni di posti di lavoro nel 2012 per poter ritornare ai livelli occupazionali pre-crisi.

Il forte rallentamento dell’attività economica registrato in numerose economie e regioni nel corso della seconda metà del 2011 ha pesato in maniera considerevole sui mercati del lavoro di diversi paesi del G20; alcuni dei progressi raggiunti sono stati compromessi e, sempre secondo il rapporto, aumenta il rischio di un consolidamento della disoccupazione e della sotto-occupazione.

Se la disoccupazione continuerà ad aumentare all’attuale tasso dell’1,5%, sarà impossibile ridurre il deficit di 21 milioni di posti di lavoro accumulato nei paesi del G20 a partire dalla crisi del 2008.

“Il G20 può affrontare le cause della persistente debolezza dell’economia mondiale. E’ ormai evidente che la strada da percorrere è quella di una migliore integrazione delle politiche economiche e sociali, con particolare attenzione agli investimenti produttivi, all’occupazione e al lavoro dignitoso al fine di creare delle nuove fonti di domanda”, ha dichiarato Juan Somavia, Direttore Generale dell’ILO.

Il rapporto segnala la gravità della disoccupazione giovanile

In tutti i Paesi del G20 il tasso di disoccupazione giovanile è due o tre volte più elevato di quello degli adulti. Le differenze tra i paesi sono considerevoli, dal 7 al 50 %, con una media generale del 19,2% nell’insieme dei paesi del G20. Questo tasso non comprende i giovani scoraggiati né quelli che, di fronte ad un mercato del lavoro in crisi, decidono di proseguire gli studi. La persistenza della crisi sta aggravando i problemi strutturali in termini di alti livelli di disoccupazione giovanile, nella maggior parte dei casi in aumento, e di elevata incidenza della disoccupazione di lunga durata.

I Ministri del lavoro del G20 presteranno particolare attenzione alla disoccupazione dei giovani e le loro conclusioni contribuiranno a rafforzare il dibattito su questo tema previsto alla Conferenza Internazionale del Lavoro dell’ILO del prossimo giugno.

“Ascoltare i giovani e disporre di politiche che consentano il loro ingresso nel mercato del lavoro con un’istruzione e una formazione professionale adeguate, con una prima esperienza di lavoro e un orientamento professionale appropriati, è condizione essenziale per misurare la capacità delle nostre società di integrare la nuova generazione”, ha dichiarato Somavia.

Per quanto riguarda la disoccupazione in generale, il rapporto mette in luce le differenze tra i paesi del G20. Ad esempio, in 5 dei 17 paesi di cui si dispongono dati, è stata registrata una crescita dell’occupazione del 2% nel corso dell’anno passato, mentre in 6 paesi la crescita è stata inferiore allo 0,6%.

Nel corso dello scorso anno, il tasso di disoccupazione è diminuito nella maggioranza dei paesi del G20, spesso solo in maniera esigua, ma è aumentato nella maggior parte dei Paesi europei. La Germania, il Brasile, l’Indonesia, la Federazione Russa, la Turchia e, più di recente, gli Stati Uniti, hanno registrato un netto calo della disoccupazione.

Lo studio ILO-OCSE evidenzia anche un’alta percentuale di lavoro informale nei paesi emergenti che raggiunge una media del 45% in ben 8 paesi del G20 di cui sono disponibili i dati.

Nell’insieme dei Paesi del G20, sono stati riscontrati cambiamenti nella composizione settoriale dell’occupazione, in particolare si segnala che il settore dei servizi pubblici è uno di quelli che ha creato più posti di lavoro dal 2010.

Un altro studio ILO-OCSE preparato per l’incontro del G20, spiega che la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio contribuirà a rimodellare in maniera significativa i mercati del lavoro creando, ma anche riducendo, posti di lavoro.

Lo studio propone una serie di strategie che possono aiutare questa transizione tra cui: politiche di sostegno a favore di una rapida espansione delle energie rinnovabili, incentivi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e una riforma della fiscalità energetica che utilizzi le entrate provenienti dalle nuove tasse sull’ambiente per ridurre le imposte sui redditi del lavoro. Queste strategie possono assumere un ruolo importante nel rafforzamento reciproco delle politiche ambientali, sociali e dell’occupazione.

Il rapporto indica inoltre che il dialogo sociale tra governi, datori di lavoro e sindacati è essenziale per facilitare una transizione equa verso una economia verde che affronti il problema della povertà e che promuova, allo stesso tempo, l’occupazione e la protezione sociale.