I servizi pubblici di emergenza sottoposti ad una pressione sempre più forte

Oltre all’aumento della criminalità, della violenza, del numero degli incidenti e degli attacchi terroristici, pompieri, poliziotti, autisti di ambulanze e altri lavoratori dei servizi pubblici di emergenza di diversi paesi devono sempre più spesso fronteggiare problemi dovuti al peggioramento delle condizioni di lavoro. È quanto indica un nuovo rapporto dell’ILO.

Comunicato stampa | 27 gennaio 2003

GINEVRA (Notizie dell’ILO) – Oltre all’aumento della criminalità, della violenza, del numero degli incidenti e degli attacchi terroristici, pompieri, poliziotti, autisti di ambulanze e altri lavoratori dei servizi pubblici di emergenza di diversi paesi devono sempre più spesso fronteggiare problemi dovuti al peggioramento delle condizioni di lavoro. È quanto indica un nuovo rapporto dell’Ufficio internazionale del Lavoro.

Il rapporto sottoposto alla Riunione paritaria sui servizi pubblici di emergenza. « Dialogo sociale in un ambiente in mutazione » dell’Ufficio internazionale del Lavoro che si apre il 27 gennaio 2003 a Ginevra segnala che il maggior numero dei crimini, incidenti, falsi allarmi e atti terroristici, combinato a fattori demografici, dà luogo a nuove missioni per i lavoratori di questo settore. Ad esempio, le brigate di vigili del fuoco della Nuova Zelanda hanno dovuto fronteggiare un aumento di oltre un terzo del numero degli incidenti in due anni. Inoltre, i lavoratori dei servizi pubblici di emergenza sono chiamati a sostenere orari di lavoro pesanti con effettivi in diminuzione, mentre in alcuni paesi, non vengono concessi loro i diritti fondamentali nel lavoro, ivi compreso il diritto di sciopero.

Lo studio e la riunione rispecchiano la rinnovata attenzione nei riguardi dei servizi pubblici di emergenza dopo l’attentato contro il World Trade Center a New York l’11 settembre 2001 nel quale persero la vita oltre 400 lavoratori dei servizi di emergenza tra pompieri e poliziotti. È la prima volta che l’Ufficio internazionale del Lavoro prende in esame la situazione dell’occupazione in questo settore dopo una riunione simile sulle condizioni di lavoro dei pompieri nel 1990.

Il rapporto segnala un lento aumento dell’occupazione nel settore, seguendo l’aumento della domanda in alcuni paesi. La situazione è particolarmente favorevole negli Stati Uniti dove la spesa relativa alle forze di polizia è aumentata del 260 % dal 1982 al 1999 mentre la spesa federale si è praticamente moltiplicata per sei. Nello stesso periodo, il numero dei poliziotti è passato da 724 000 a 1 017 922.

Nei paesi europei, invece, i finanziamenti e gli effettivi si sono ristretti. Gli effettivi di una squadra di vigili del fuoco in Germania sono stati ridotti da 22 persone a 8-12 persone. Nel Regno Unito, nella grande Londra, sarebbero stati soppressi ca. 1 300 posti di lavoro nei servizi di lotta al fuoco tra il 1980 e il 1999. Negli ultimi anni, gli effettivi sono inoltre sempre stati mantenuti al disotto del numero stabilito di posti.

Il rapporto segnala il caso estremo del Mali con un pompiere per 33 435 abitanti. Nei paesi europei, la media si aggira intorno ad un pompiere per 1 000-1 200 abitanti.

Il rapporto segnala inoltre che i lavoratori dei servizi di emergenza sono sottoposti ad orari di lavoro sempre più irregolari in modo da fronteggiare il numero crescente di emergenze. Negli Stati Uniti ancora, l’orario di lavoro medio per i pompieri è di oltre 50 ore settimanali. In Giappone, i pompieri sono in servizio per 60 ore settimanali, ivi compreso il periodo di riposo, mentre vengono conteggiate come lavorative solo 40 ore.

Secondo il rapporto, tranne i militari chiamati a combattere, nessun lavoratore incorre in maggiori pericoli dei lavoratori dei servizi di emergenza, dovendo spesso mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella altrui. Il loro ruolo è in constante evoluzione a causa dei cambiamenti tecnologici, della trasformazione dell’attività industriale e della recrudescenza della criminalità e della violenza.

Il rapporto segnala che il tasso di suicidio presso i poliziotti è di gran lunga superiore a quello degli altri lavoratori municipali, verosimilmente in ragione dello stress o dell’incapacità a gestire lo stress. Negli Stati Uniti, ad esempio, il 13,8 percento dei decessi nella polizia sarebbe riconducibile al suicidio, contro il 3 % per tutte le altre professioni complessivamente. A Roma, in Italia, il tasso di suicidio nella polizia risulta due volte superiore a quello della popolazione nell’insieme.

In diversi paesi, oltre a queste difficoltà, i lavoratori dei servizi di emergenza vedono limitati i loro diritti fondamentali e si trovano esclusi dalla protezione garantita ad altri lavoratori, perfino su punti così fondamentali come la contrattazione collettiva e le questioni di sicurezza. Numerosi paesi vietano o limitano il ricorso dei lavoratori dei servizi di emergenza ad azioni rivendicative per il ruolo da loro svolto, essenziale alla sicurezza della società. Il rapporto suggerisce soluzioni accettabili nel caso di servizi essenziali per la protezione della vita e della sicurezza della popolazione, in particolare procedure di conciliazione e di arbitrato adatte, imparziali e rapide, atte a tutelare gli interessi dei lavoratori dei servizi pubblici di emergenza. Sono molte nel settore le persone a stimare i meccanismi attuali troppo lenti e ancora insufficienti.

Per cinque giorni, la riunione dell’Ufficio internazionale del Lavoro prenderà in esame le questioni seguenti : evoluzione delle condizioni di lavoro ; sicurezza e sanità ; pianificazione delle risorse umane ; strutture di coordinamento ; dialogo sociale e diritti nel lavoro. Verrà altresì elaborato un insieme di direttive pratiche sui punti di cui sopra, in particolare per quanto riguarda le migliore pratiche per proteggere la salute, i diritti e gli interessi dei lavoratori impegnati in situazioni di emergenza.