L’ILO lancia il primo rapporto mondiale sull’impatto dell’HIV/AIDS nel mondo del lavoro

Secondo un nuovo rapporto mondiale lanciato oggi dall’ILO, sarebbero attualmente 36,5 milioni le persone in età lavorativa colpite dall’HIV — sindrome da immunodeficienza acquisita — e, entro il prossimo anno, le perdite in termini di forza lavoro dall’inizio dell’epidemia conteranno globalmente 28 milioni di individui.

Comunicato stampa | 12 luglio 2004

GINEVRA (Notizie dall’ILO) — Secondo un nuovo rapporto mondiale lanciato oggi dall’Ufficio internazionale del Lavoro (ILO), sarebbero attualmente 36,5 milioni le persone in età lavorativa colpite dall’HIV — sindrome da immunodeficienza acquisita — e, entro il prossimo anno, le perdite in termini di forza lavoro dall’inizio dell’epidemia conteranno globalmente 28 milioni di individui.

Inoltre, secondo le stime dell’ILO, in assenza di miglioramenti nell’accesso al trattamento, il numero dei lavoratori persi a causa dell’HIV/AIDS aumenteranno a 48 milioni nel 2010 e 74 milioni nell 2015, rendendo l’HIV/AIDS la prima causa di mortalità nel mondo del lavoro.

La nuova analisi, che coinvolge 50 paesi nell’Africa sub-Sahariana, Asia, America Latina e Carabi e due regioni sviluppate, rileva anche che l’HIV/AIDS avrà un serio impatto sul tasso di crescita del prodotto interno lordo (PIL) e del PIL pro capite distruggendo « il capitale umano » costruito nel corso degli anni e indebolendo la capacità dei lavoratori e imprenditori di produrre beni e servizi per le economie.

« L’HIV/AIDS non è solo una crisi umanitaria ma costituisce una minaccia allo sviluppo sostenibile globale, sociale ed economico », ha dichiarato il Direttore generale dell’ILO, Juan Somavia. « La perdita di vite umane e le conseguenze della malattia non comprometteranno solo la capacità di sostenere la produzione e l’occupazione, le possibilità di ridurre la povertà e di promuovere lo sviluppo, ma costituiranno un carico sostenuto da tutte le società — ricche e povere ».

Il rapporto sarà presentato alla XV Conferenza internazionale sull’AIDS a Bangkok, in Tailandia (11-16 luglio), ed è stato preparato utilizzando i nuovi dati demografici ed epidemiologici delle Nazioni Unite e di altre fonti che hanno consentito, per la prima volta, di ottenere delle proiezioni globali sull’impatto dell’HIV/AIDS nel mondo del lavoro.

Principali risultati

  • Il rapporto dell’ILO rileva che dei 35,7 milioni (stima UNAIDS) di individui colpiti dall’HIV in età compresa tra i 15 e i 49 anni, 26 milioni sarebbero lavoratori. Se a questa cifra si aggiungono tutte le persone in età lavorativa, comprese quelle oltre i 64 anni e altre che svolgono lavori informali sia fuori che dentro casa, il numero stimato raggiungerebbe i 36,5 milioni.
  • L’impatto diretto dell’HIV/AIDS sui lavoratori è duplice. Mentre decine di milioni sono già deceduti, altri milioni stanno abbandonando il mondo del lavoro. Secondo le stime dell’ILO, nel 2005 circa 2 milioni di lavoratori nel mondo non potranno lavorare a causa della malattia — oltre 500 mila nel 1995. Entro il 2015, questa cifra raggiungerà i 4 milioni.
  • Come conseguenza della morte per HIV/AIDS dei loro colleghi, altri lavoratori economicamente attivi saranno costretti ad accollarsi un peso economico maggiore, che si stima essere globalmente dell’1 percento più grande nel 2015 che in assenza dell’HIV (5 percento in Africa sub-Sahariana).
  • Altri adulti nella famiglia della persona colpita da HIV/AIDS si accolleranno un aumento delle cure necessarie che si stima essere globalmente dell’1 percento più grande nel 2015 che in assenza dell’HIV (6 percento nell’Africa sub-Sahariana).
  • Adulti in età lavorativa, che siano o no considerati partecipanti alla forza lavoro, potrebbero essere costretti a lasciare le loro attività produttive per dedicarsi alle cure necessarie dei malati, in particolare nelle regioni in via di sviluppo dell’Africa, Asia, America Latina e Caraibi. Ne consegue che se 2 milioni di lavoratori non potranno lavorare a causa dell’HIV/AIDS, altri 2 milioni di individui in età lavorativa non potranno lavorare per assistere i malati, ad esempio l’impatto indiretto dell’assistenza fornita può duplicare l’impatto diretto della malattia quando l’onere delle cure è carico dei familiari.

« Le conseguenze dell’HIV/AIDS sulla forza lavoro e su tutte le persone in età lavorativa sono quantificabili nel loro impatto globale sulla crescita e sullo sviluppo economico », dichiara Franklin Lisk, Direttore del Programma ILO/AIDS. « Provocando la malattia e la morte di lavoratori, l’epidemia dell’HIV/AIDS riduce il numero dei lavoratori qualificati e con esperienza presenti nel mercato. Questa perdita di capitale umano costituisce una seria minaccia per il Millenium Development Goals che ha come obiettivo la riduzione della povertà e la promozione dello sviluppo sostenibile ».

I paesi più colpiti dall’HIV/AIDS sono in Africa con una media regionale di diffusione di HIV (tra i 15 e i 49 anni), del 7,7 percento. L’impatto sugli individui, le famiglie, la società e l’economia in Africa e in altre aree è stato quantificato usando numerose misure e indicatori, molti dei quali sviluppati a questo scopo.

Impatto sociale e macroeconomico

Secondo il rapporto dell’ILO, l’impatto diretto e indiretto dell’HIV/AIDS sulla forza lavoro è quantificabile in termini macroeconomici. Nei paesi in cui è stato possibile quantificare l’impatto tra il 1992 e il 2002, il tasso di crescita del PIL è stato inferiore dello 0,2 percento l’anno (pari a 25 miliardi di dollari l’anno) e il tasso di crescita del PIL pro capite è stato minore dello 0,1 percento l’anno (pari a 5 dollari americani pro capite l’anno).

Il Rapporto rileva inoltre che :

  • L’epidemia eserciterà un impatto multiplo sulle donne nei paesi maggiormente colpiti dall’HIV/AIDS. Dal momento che le donne si occupano principalmente di attività all’interno o all’esterno della casa, il tempo dedicato al lavoro si riduce in quanto maggiormente coinvolte nella cura dei malati. Inoltre il tasso di diffusione dell’HIV tra le giovani sta aumentando notevolmente. Infine, la necessità di fornire cure a familiari malati di AIDS, l’esigenza di garantire entrate sufficienti per sostituire la perdita del guadagno delle persone che convivono con l’AIDS e il peso delle cure per altri membri della famiglia, perlopiù giovani e anziani, contribuiscono alla dispersione del tempo dedicato alle attività produttive in particolare laddove le donne sono responsabili delle coltivazioni agricole (nella maggior parte dell’Africa), compromettendo di fatto la loro capacità di approvvigionare le famiglie e garantire il benessere di tutti i familiari.
  • L’impatto dell’HIV/AIDS interesserà una parte rilevante della forza lavoro nei settori privato e pubblico, nell’agricoltura, nell’economia informale nonché donne e bambini nella maggior parte dei paesi colpiti. Secondo il rapporto, l’impatto sarà particolarmente duro nei settori dell’istruzione e della salute, dove la percentuale di insegnanti e operatori sanitari che stanno morendo di HIV/AIDS potrebbe raggiungere entro il 2010 oltre il 40 percento.
  • Nelle aree rurali dei paesi più colpiti, l’HIV/AIDS sta peggiorando la situazione economica delle famiglie già impoverite, indebolendo la capacità delle comunità rurali di resistere al trauma e al serio aggravarsi dell’insicurezza alimentare.
  • I bambini soffriranno della perdita delle cure dei genitori e di una guida, si troveranno costretti ad abbandonare la scuola e a cercare un lavoro che minaccia non solo il loro benessere fisico ma li priverà dell’istruzione e della formazione necessaria. Ciò costituisce una minaccia al raggiungimento dell’obiettivo di eliminare il lavoro minorile e promuovere uno sviluppo sostenibile.

« La sfida per la politica nazionale sta nella valorizzazione del capitale umano e nello sviluppo di mezzi per sostenere l’offerta e la qualità di beni e servizi pubblici », si legge nel rapporto. « Inoltre, per dare una risposta su larga scala all’epidemia, una politica ambientale di sostegno e incisiva ha bisogno di essere incoraggiata ponendo particolare attenzione al contesto legale che sostenga la capacità all’istruzione e all’impiego, l’integrazione come obiettivo di strategie di sviluppo e la riduzione della povertà ».

  • La risposta all’epidemia dell’HIV/AIDS nel mondo del lavoro è diversificata, spiega il rapporto : l’ILO ha lanciato un programma nel 2001 ed ha elaborato un Codice di comportamento nello stesso anno per guidare le risposte all’epidemia come una questione da affrontare sul luogo di lavoro.
  • Molti paesi hanno elaborato legislazioni illuminate attraverso modifiche alla normativa o nuove leggi che possono ricoprire un ruolo importante nella riduzione dell’impatto dell’HIV/AIDS sul luogo di lavoro e nella protezione dei diritti delle persone colpite dalla malattia.
  • Numerosi paesi sono impegnati nella prevenzione e trattamento in diversi settori che comprendono lo sviluppo di politiche nazionali di settore, impegno delle comunità nel ridurre stigma e discriminazioni, iniziative del settore privato per promuovere la prevenzione e programmi di trattamento sul posto di lavoro che sono visti sempre più dalle aziende come l’opzione meno onerosa per mantenere il profitto e assicurare la crescita.

Il rapporto da anche segnali positivi. Mentre da un lato l’ILO sottolinea il drammatico impatto dell’HIV/AIDS sulla forza lavoro, sulle società rurali e sull’economia ; dall’altro rileva che il luogo di lavoro costruisce un’importante risorsa per trovare delle soluzioni. « Il posto di lavoro è un luogo ideale per affrontare in maniera omnicomprensiva l’HIV/AIDS », dichiara Odile Frank, coordinatore del rapporto. « Il lavoro fornisce una sede in cui parlare di HIV/AIDS è particolarmente rilevante, in cui le tecniche di prevenzione possono essere trasmesse direttamente e in cui il trattamento può essere estremamente efficace ».

La natura tripartita dell’ILO consente con maggiore forza rispetto ad altre organizzazioni internazionali di affrontare questa delicata materia e raggiungere l’obiettivo in modo capillare e diffondere messaggi sulla prevenzione cooperando attivamente con governi, sindacati e organizzazioni imprenditoriali.