Un nuovo studio dell’ILO sulla Spagna raccomanda politiche incentrate sull’occupazione per consolidare una ripresa ancora fragile

Nonostante segnali incoraggianti mostrino che l’economia spagnola sta cominciando ad emergere dalla crisi, un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) analizza un insieme di politiche economiche, occupazionali e del mercato del lavoro che potrebbero consolidare una ripresa ancora fragile e favorire la riduzione della disoccupazione.

Comunicato stampa | 27 giugno 2011

Nonostante segnali incoraggianti mostrino che l’economia spagnola sta cominciando ad emergere dalla crisi, un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) analizza un insieme di politiche economiche, occupazionali e del mercato del lavoro che potrebbero consolidare una ripresa ancora fragile e favorire la riduzione della disoccupazione.

Il rapporto, realizzato dall’Istituto Internazionale di Studi Sociali dell’ILO nell’ambito di una serie di Studi sulla crescita e l’equità, invita inoltre a definire un piano d’azione per garantire che “nessun giovane sia lasciato indietro”, evitare ulteriori tagli salariali e promuovere riforme finanziarie in grado di migliorare l’accesso al credito delle imprese sostenibili.

Lo studio, dal titolo Spain: Quality jobs for a new economy (“Spagna: lavori di qualità per una nuova economia”), afferma che l’economia spagnola sta cominciando a mostrare i primi segni di una lenta ripresa.

Questa timida ripresa è guidata principalmente dalle esportazioni, che sono cresciute del 15% in un anno, e, in particolare, da quelle legate ai prodotti ad alto valore aggiunto. Anche gli investimenti in macchinari ed attrezzature stanno iniziando ad aumentare. Allo stesso tempo, la creazione di occupazione in settori ad elevato potenziale di crescita ha iniziato a compensare le costanti perdite di posti di lavoro registrate negli altri settori, ad esempio quello delle costruzioni. Secondo il rapporto, “contrariamente a quanto spesso si sostiene, i livelli salariali non sembrano essere di ostacolo alla conversione verso un nuovo modello di crescita”.

Nonostante ciò, la situazione occupazionale rimane molto difficile:

  • Quasi 3 milioni di posti di lavoro sono stati persi rispetto al primo trimestre del 2008, quando si raggiunse il livello massimo in termini di creazione di occupazione. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di oltre 13 punti percentuali, raggiungendo nel primo trimestre del 2011 il 21,3%, il valore più elevato tra tutte le economie avanzate.
  • Il tasso di disoccupazione giovanile (individui di età compresa tra i 15 ed i 24 anni) è cresciuto di oltre 24 punti percentuali tra il primo trimestre 2008 e lo stesso trimestre del 2011. Oggi più del 45% dei giovani è disoccupato, uno dei tassi più elevati al mondo.
  • Circa il 52,3% del totale di posti di lavoro persi in Spagna tra il primo trimestre 2008 e lo stesso trimestre del 2011 ha interessato il settore delle costruzioni.
  • Tra il 1995 ed il 2007 il debito delle famiglie, misurato in percentuale del reddito disponibile, è cresciuto di 86 punti percentuali. Dato decisamente più elevato rispetto alla variazione dell’indebitamento familiare registrata nelle altre principali economie europee.
  • Tra il primo trimestre 2009 e lo stesso trimestre del 2011 i lavoratori migranti rappresentavano circa il 14% del totale degli occupati. Nello stesso periodo il 23,5% del totale dei posti di lavoro persi ha riguardato i lavoratori migranti. Di conseguenza, i flussi migratori netti si sono ridotti di oltre il 60% durante la crisi.

Attualmente la maggiore sfida per la Spagna è quella di riuscire a rispondere alla crisi finanziaria mondiale e a porre fine, nel contempo, ad un modello di crescita inefficiente guidato dalle costruzioni, dall’edilizia e da un consumo finanziato attraverso l’indebitamento, alimentato dal sistema finanziario. L’obiettivo, quindi, è quello di “attuare una trasformazione strutturale che conduca verso un’economia nuova, più equilibrata, affrontando la deteriorata situazione occupazionale”, ha affermato Raymond Torres, Direttore dell’Istituto.

Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto:

  • Instaurando un sistema finanziario solido che dia priorità agli investimenti produttivi, piuttosto che ad alimentare la bolla immobiliare o a trarre profitto dalle speculazioni. L’attuazione delle raccomandazioni dell’Unione europea (UE) sulle pratiche di remunerazione nel settore finanziario potrebbe contribuire a ridurre i comportamenti basati su un’assunzione irresponsabile dei rischi e a diffondere un senso di equità.
  • Favorendo la creazione d’impresa e gli investimenti, in particolare nei settori che presentano un significativo potenziale di crescita, anche attraverso il sostegno all’internazionalizzazione dell’industria e dei servizi spagnoli (le esportazione sono pari al 25% del PIL, contro una media del 40% nell’UE) e lo sviluppo delle energie rinnovabili.
  • Lottando contro i fallimenti del sistema scolastico e rafforzando le competenze in funzione delle attività economiche emergenti.
  • Evitando la spirale dei tagli ai salari reali, che non farebbe altro che deprimere ulteriormente l’economia e rallentare la trasformazione strutturale. Nel passato, i salari reali (deflazionati dai prezzi al consumo) sono cresciuti ad un ritmo inferiore rispetto agli aumenti di produttività. Il deterioramento della competitività, quindi, è stato causato principalmente dalla natura inefficiente della crescita dell’occupazione e dei modelli di investimento antecedenti la crisi, concentrati, ad esempio, in settori a bassa produttività come quello immobiliare e delle costruzioni.
  • Adottando un piano d’azione volto a far sì che a “tutti i giovani che non frequentano la scuola sia offerta una qualche forma di “garanzia di attività”, ossia l’opportunità di lavorare, di formarsi o di essere coinvolti in interventi finalizzati a renderli attivi sul mercato del lavoro”.
  • Monitorando le recenti riforme della contrattazione collettiva al fine di valutare il loro impatto sull’occupazione e sui redditi, anche attraverso la creazione di un organismo speciale di valutazione composto da esperti tripartiti.
  • Aumentando l’efficacia dei programmi per l’occupazione e garantendo che i servizi pubblici per l’impiego (SPI) dispongano delle risorse necessarie. Attualmente, nei SPI spagnoli ogni dipendente si occupa di circa 450 disoccupati, mentre nei paesi con un sistema di SPI efficiente i casi per dipendente sono 100.
  • Garantendo il finanziamento dei nuovi conti di risparmio individuali, che potrebbero contribuire a stimolare la creazione di maggiori e migliori posti di lavoro, favorendo allo stesso tempo la mobilità, aspetto chiave in periodi di trasformazione strutturale.
  • Promuovendo il dialogo sociale come strumento per “accrescere la coerenza fra gli obiettivi economici, occupazionali e sociali”.

Lo studio mostra che “queste politiche, se ben elaborate, risultano economicamente efficienti” e possono contribuire a ristabilire un clima di fiducia riguardo alla volontà di prendere in considerazione le preoccupazioni delle persone ed i problemi dell’economia reale. Inoltre, sono in grado di promuovere la crescita economica e dell’occupazione, contribuendo allo stesso tempo a ridurre le tensioni sociali. Per questo motivo dovrebbero avere un’adeguata priorità nel bilancio pubblico. Le misure di austerità mal concepite, sostiene il rapporto, “potrebbero indebolire ulteriormente il mercato del lavoro”.