Economia informale

Immigrazione in Italia: quali sono le aspettative dei sindacati?

In una video intervista, Silvana Cappuccio della CGIL e rappresentante dei sindacati italiani al Consiglio di Amministrazione dell’ILO, fa il punto sulle sulle aspettative dei sindacati su come organizzare e proteggere i lavoratori migranti in Italia. La Cappuccio spiega anche come l’ILO può lavorare con i sindacati per facilitare l’attuazione della nuova norma del lavoro per facilitare il passaggio dall’economia informale all’economia formale.

Analisi | 16 giugno 2015

Quest’anno, uno dei punti in agenda alla Conferenza Internazionale del Lavoro (ILC) e stato la transizione dall’economia informale a quella formale. Ecco il punto di vista sindacale sulla situazione dei migranti in Italia rispetto a questo problema.


Siamo veramente lieti che questo problema sia stato inserito quest’anno nell’agenda dell’ILC. La transizione dall’economia informale a quella formale è un problema molto importante per i migranti se si considera che in molti paesi, specie in Europa, i migranti sono confinati in lavori di basso livello o in lavori subalterni. Consideriamo come assolutamente necessario un approccio basato sui diritti. Per quanto riguarda l’Italia, ci sono circa 6 milioni di migranti che vivono nel paese. Come sindacati, abbiamo un’agenda speciale per l’assistenza ai migranti e per la loro piena integrazione. Ma ora siamo anche preoccupati a causa della situazione nel Mediterraneo. Secondo noi, l’Unione Europea ha finora sbagliato approccio. L’UE dovrebbe smettere di focalizzarsi sulle misure di austerità e sulle politiche esclusivamente concentrate sulle frontiere. L’UE dovrebbe preoccuparsi di salvare le vite umane. Solo quest’anno, dall’inizio del 2015, ci sono stati circa 1.700 morti nel Mediterraneo. Per questa ragione, CGIL CISL UIL, insieme a molte associazioni della società civile, hanno indetto per il 20 giugno una giornata intitolata «Fermiamo la strage subito!», con manifestazioni, conferenze stampa e altri eventi per alzare la consapevolezza del pubblico in tutto il paese. La nostra prima richiesta è quella di cambiare l’approccio politico dell’Unione Europea e di tornare a Mare Nostrum che ha permesso di salvare tante vite umane.

Quali sono le sfide alle quali sono confrontati i sindacati in Italia per quanto riguarda la protezione dei migranti e la possibilità per loro di organizzarsi?

Torno a quello che dicevo sull’approccio basato sui diritti. Primo, dobbiamo rafforzare il sistema basato sulla legalità, cioè priorità data alla regola di diritto. E dobbiamo interropere il circolo criminale del quale sono vittime molti migranti. Per tale ragione, abbiamo lanciato diverse campagne a tale scopo. Ma non è tutto. Chiediamo anche il diritto di voto, cioè la possibilità per i migranti di partecipare alla vita civile, come pure il riconoscimento dello jus soli, cioè il riconoscimento della cittadinanza italiana a chi nasce in Italia. Abbiamo un’agenda generale per i lavoratori migranti. E comunque, nei nostri sindacati, abbiamo lavoratori migranti che sono rappresentanti dei lavoratori e che sono membri eletti o anche leader sindacali.

Cosa può fare l’ILO insieme ai sindacati per attuare la nuova norma di contrasto all’economia informale e per proteggere i lavoratori migranti?

Il ruolo dell’ILO può essere veramente fondamentale a causa della sua struttura tripartita, a causa della sua Agenda del lavoro dignitoso e a causa del suo mandato fondato sulla giustizia sociale. In questo quadro, la nuova Raccomandazione può rappresentare un passo importante. La Raccomandazione non può certo fornire la soluzione, ma si tratta di uno strumento importante che permette di perseguire gli stessi obiettivi.