Migrazione per lavoro
La voce degli operatori sanitari migranti
Un film documentario realizzato dall’ILO evoca le opportunità e gli ostacoli ai quali sono confrontati gli operatori sanitari migranti provenienti dalle Filippine.

«Ho lasciato il mio bambino quando aveva appena sei mesi», ricorda Ellen Dollaga. «Per una madre, è importante vedere il proprio bambino, sentirlo dire ‘mamma’ per la prima volta, vedere i suoi primi passi. Ma ho rinunciato a tutto quanto e a tanti momenti felici per guadagnare soldi. C’è stato un periodo in cui mio figlio neanche conosceva sua madre».
Dopo due anni a lavorare in un centro di cure a Taiwan, in Cina, Ellen Dollaga è tornata nelle Filippine. La sua esperienza di lavoro all’estero e la sua conoscenza di una lingua straniera le hanno aperto maggiori opportunità; Ellen Dollaga è stata selezionata per far parte del primo gruppo di infermiere filippine qualificate per andare a lavorare in Germania nel quadro di un accordo bilaterale di mobilità.
Ellen Dollaga riconosce quanto le è stato utile quell’accordo di mobilità: «Attraverso questo accodo bilaterale, le infermiere non hanno più bisogno di pagare le spese di collocamento. In tal modo, l’intera pratica non prende più di tre o quattro mesi. Per noi, è un risparmio di tempo, di fatica e ovviamente di denaro».
Ellen lavora ora come infermiera a Francoforte, in Germania, e mantiene così la sua promessa di sostenere la sua famiglia. «Il mio obiettivo è quello di far venire mio figlio in Germania, fra tre o quattro anni. Se mi sarà possibile fare anche una richiesta per i miei genitori, potrò allora prendermi cura di loro insieme a mio figlio».
I legami famigliari

«Ho vissuto negli Stati Uniti più di quanto ho vissuto nelle Filippine. Ho lavorato solo sei mesi nelle Filippine mentre il mio contratto era di un anno; mi sento di dover in qualche modo restituire tutti quegli anni che non ho trascorso qui da giovane», dice Leonor Fruto. «Per quanto riguarda l’ospedale, qui nelle Filippine, il bilancio è limitato. Sono felice di essere tornata a casa e di provare ad aiutare i Filippini, ma sono dispiaciuta perché non possiamo fare meglio a causa delle poche risorse a disposizione».
Per Leonor Fruto la partenza dalle Filippine e il ritorno al paese sono state delle scelte. Leonor è arrivata negli Stati Uniti nel 1975, sei mesi dopo aver conseguito il diploma d’infermiera. Ora, Leonor insegna all’Università dell’East Ramon Magsaysay Memorial Medical Center (UERMMMC) e collabora con la scuola superiore di infermiere specializzate nelle Filippine.
Ellen Dollaga e Leonor Fruto appartengono agli operatori sanitari migranti che sono stati filmati nel nuovo documentario realizzato per aiutare gli operatori sanitari qualificati a migrare verso l’Europa (e a ritornare), in condizioni di sicurezza e di dignità.
Un film documentario sui lavoratori migranti
Il film Tale of a Journey: Migrant Health Workers’ Voice through images («Racconto di una odissea: la voce degli operatori sanitari migranti») è stato realizzato dal progetto dell’ILO Decent Work across Borders (DWAB) («Lavoro dignitoso senza frontiere»), finanziato dall’Unione Europea, in collaborazione con l’Asia Pacific Film Institute.Diverse scuole di infermiere, fra cui l’UERMMMC dove insegna Leonor Fruto, prevedono di utilizzare il film a fini didattici.
Esiste anche il progetto di introdurre nel programma nazionale di studi per le infermiere un corso facoltativo sul lavoro dignitoso e le migrazioni.
Il film segue le infermiere filippine durante diverse sfide: portare a termine gli studi, trattare con i reclutatori, conformarsi alle politiche pubbliche e candidarsi per un posto all’estero. Il racconto evidenzia anche come le infermiere devono conciliare la vita famigliare con il compimento dei loro sogni, e come devono adattarsi alla vita di un paese e di una cultura diversa.
Il film raccoglie il punto di vista sul processo migratorio — dalla preparazione alla partenza fino al ritorno e al reinserimento — degli operatori sanitari, ma anche dei datori di lavoro, degli agenti di reclutamento e dei funzionari governativi, sia dei paesi di origine sia di quelli di destinazione.
Garantire la sicurezza della migrazione per lavoro presuppone di trovare un compromesso accettabile tra i diritti e i doveri dei lavoratori migranti, dei datori di lavoro e dei governi”,
Catherine Vaillancourt-Laflamme, primo consigliere tecnico del progetto
Il progetto DWAB, di una durata di tre anni, è stato ideato per promuovere una migrazione sicura, etica e dignitosa verso alcuni paesi europei, e il ritorno volontario dei professionisti della sanità e dei lavoratori qualificati di Filippine, India e Vietnam.
Il progetto ha aiutato a rafforzare i servizi interessati, a migliorare il dialogo sulle politiche e a potenziare il sistema di informazione sul mercato del lavoro. Il programma ha inoltre promosso un corso di formazione in rete all’imprenditorialità per i professionisti della sanità; ha prodotto materiali di informazione specifici per ogni paese per i potenziali migranti; e ha aiutato a migliorare il portale sull’occupazione del Dipartimento della Sanità con l’integrazione di proiezioni relative alla manodopera e alle risorse umane.
«Il film presenta preziose esperienze condivise da infermiere migranti», dice Catherine Vaillancourt-Laflamme, primo consigliere tecnico del progetto, aggiungendo:
«Ci auguriamo che da lì possano nascere nuove discussioni, perché garantire la sicurezza della migrazione per lavoro presuppone di trovare un compromesso accettabile tra i diritti e i doveri dei lavoratori migranti, dei datori di lavoro e dei governi. La migrazione dovrebbe essere a beneficio dei lavoratori e delle loro famiglie, sia nei paesi di origine che di destinazione».