Agenda di sviluppo post-2015

Perché posti di lavoro e mezzi di sussistenza sono importanti

Con l'avvicinarsi della scadenza degli attuali Obiettivi di Sviluppo del Millennio prevista nel 2015, Aurelio Parisotto, economita ILO, spiega perché l'occupazione e i mezzi di sussistenza vanno posti in cima all'agenda internazionale di sviluppo post-2015.

Editoriale | 23 maggio 2013
 
Aurelio Parisotto, economista ILO
Con l’avvicinarsi della scadenza degli attuali Obiettivi di Sviluppo del Millennio prevista nel 2015, abbiamo l’opportunità di porre l’occupazione e i mezzi di sussistenza in cima all’agenda internazionale di sviluppo. E questo non è solo il parere dell’ILO. I primi risultati della ricerca delle Nazioni Unite intitolata «My World», in cui è stato chiesto agli abitanti di 190 paesi quali fossero le loro priorità per l’agenda di sviluppo post-2015, mostrano che «l’occupazione è la priorità praticamente ovunque».

Dall’Albania alla Giordania al Vietnam e allo Zambia, l’appello per migliori opportunità di lavoro e più numerose si è fatto chiaramente sentire nelle discussioni online come anche nell’ambito di consultazioni nazionali organizzate dalle Nazioni Unite. In Uganda, tra le 17 mila persone consultate, circa la metà ha dichiarato che avere un posto di lavoro è la priorità numero uno. Anche molti dei partecipanti alle consultazioni nazionali hanno espresso la necessità di poter godere di una maggiore protezione sociale, in particolare nei settori informali caratterizzati da una elevata precarietà economica e sociale.

Tutto ciò non sorprende vista l’attuale situazione del mercato del lavoro globale.

La portata del problema


Oggi, sono più di 200 milioni i disoccupati nel mondo, di questi 73 milioni sono giovani. Al di là del numero assoluto di posti di lavoro supplementari necessari, anche la qualità dell’occupazione merita tutta la nostra attenzione.
Un lavoratore su tre nel mondo vive con la sua famiglia al di sotto della soglia di povertà dei 2 dollari al giorno. Lavorano come salariati, per conto proprio o come collaboratori familiari non remunerati, nonostante ciò rimangono intrappolati nella morsa della povertà. Se guardiamo avanti, nei 15 anni tra il 2015 e il 2030 saranno necessari almeno 470 milioni di nuovi posti di lavoro, tanto quanto basta per rimanere al passo con la crescita della popolazione mondiale in età da lavoro.
Sarà necessario fare molto di più per assicurarci che questi posti di lavoro siano dignitosi, e che costituiscano realmente un’opportunità per sfuggire alla miseria. Dovremo adottare misure concertate per rispondere alla persistente volatilità dell’economia e alla crescita delle disuguaglianze dei redditi, che stanno indebolendo il tessuto sociale e politico delle nostre società.

Un’agenda orientata all’azione


In poche parole, sono necessarie politiche che generino lavori dignitosi.

I paesi che hanno intrapreso questo cammino, come nel caso dell’America Latina e dell’Asia, hanno affrontato innanzitutto le cause strutturali della povertà e della sottoccupazione. Questi paesi hanno cercato di rendere il più possibile inclusiva la crescita economica combinando politiche volte a rafforzare gli investimenti e la creazione di impresa con politiche per estendere la protezione sociale e rafforzare i mercati del lavoro.

Altri ingredienti essenziali sono le istituzioni governative forti e stabili, rispettose dello stato di diritto, dei diritti umani e del diritto di proprietà come anche la creazione di un ambiente favorevole per l’avvio e lo sviluppo di imprese. Anche le politiche e le istituzioni del mercato del lavoro, come il salario minimo e una legislazione che protegga il lavoro, svolgono un ruolo fondamentale.

Un’agenda concordata a livello globale, volta a migliorare la quantità e la qualità dell’occupazione, sarebbe di stimolo per i paesi a concentrare la loro attenzione e le loro risorse su aspetti cruciali che non sono stati sufficientemente affrontati negli Obiettivi di sviluppo del millennio.
Ma, in ultima analisi, saranno le misure a livello nazionale che determineranno il successo del nuovo quadro di sviluppo. I singoli paesi avranno bisogno di una certa flessibilità per fissare i propri obiettivi e prendersi la responsabilità di raggiungerli compatibilmente alle circostanze e ai bisogni nazionali.

Elaborare strategie e monitorare i progressi


Un aspetto chiave del nuovo quadro di sviluppo dovrebbe essere il sostegno internazionale ai paesi per migliorare la raccolta e la disponibilità delle statistiche.

Molti Paesi in via di sviluppo già dispongono di indicatori di base per seguire i progressi in materia di occupazione e i mezzi di sussistenza. Tuttavia, mancano le informazioni sulla qualità dell’occupazione, in particolare per le persone che sono nel gradino più basso dell’economia. Un piccolo investimento, coordinato a livello internazionale, sulla quantità e qualità delle statistiche del mercato del lavoro, potrebbe veramente fare la differenza.

Altrettanto importante è assicurare il coinvolgimento del settore privato, dei sindacati e della società civile. L’esperienza ha dimostrato che i dibattiti su questioni economiche e sociali sono più ricchi laddove è garantita la partecipazione di differenti ministeri e agenzie tecniche. Queste interazioni possono essere facilitate dal supporto internazionale.

Dobbiamo rispondere alla sfida


L’accesso ad un lavoro sicuro, produttivo e giustamente remunerato non è solo una questione di guadagno. Bensì è uno strumento importante per individui e famiglie per avere stima di se stessi, per rafforzare il proprio sentimento di appartenenza ad una comunità e dare il proprio contributo alla produzione. La transizione verso uno sviluppo inclusivo e sostenibile non sarà possibile se milioni di persone si vedono rifiutare la possibilità di guadagnarsi da vivere in condizioni di equità e di dignità.

Laddove il lavoro è scarso o i mezzi di sussistenza disponibili lasciano intere famiglie nella povertà, c’è meno crescita, meno sicurezza e meno sviluppo umano ed economico.

Senza dubbio la sfida è immensa, motivo per cui l’occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso devono essere obiettivi centrali dell’agenda di sviluppo post-2015.