Il peso dei mattoni: servitù per debiti in Afghanistan
La servitù per debiti di adulti e bambini nelle fornaci è una delle forme più diffuse, ma meno conosciute, di lavoro pericoloso in Afghanistan. Per la prima volta, un nuovo studio dell’ILO sul fenomeno prova a capire le dinamiche della servitù per debiti in due provincie del paese. ILO Online ha intervistato Samuel Hall Consulting, coordinatore dello studio.
Il peso dei mattoni: servitù per debiti in Afghanistan
Samuel Hall Consulting: Poiché la fabbricazione dei mattoni è un lavoro pesante e mal pagato, è difficile per i proprietari delle fornaci trovare manodopera che sia disposta a rimanere a lungo. In questi luoghi, bambini e adulti lavorano ininterrottamente per oltre 70 ore a settimana. La gran parte delle attività vengono svolte in posizione accovacciata, i lavoratori sono esposti al sole, al calore e alla polvere. Tramite un sistema di anticipi sul futuro pagamento di lavoratori e delle loro famiglie, i proprietari delle fornaci riescono a assicurarsi una manodopera regolare e a buon mercato.
Nell’industria dei mattoni in Asia del Sud, è molto diffusa questa pratica che vincola i lavoratori e le loro famiglie ad una fornace, mantenendo gli stipendi al minimo. In queste condizioni, diventa estremamente difficile per un lavoratore uscire dal circolo vizioso del debito. In effetti, lo stipendio è così basso che non gli consente il rimborso totale dell’anticipo entro la fine della stagione. Inoltre, le opportunità alternative di lavoro a livello locale sono poche o inesistenti.
Samuel Hall Consulting: I bambini lavorano nelle fornaci non perché costano meno o perché si pensa che siano più adatti al tipo di lavoro. Infatti, vengono pagati a pezzo quanto gli adulti, anche se i proprietari delle fornaci riconoscono che i minori sono meno produttivi e quindi hanno una paga più bassa. Nonostante ciò, i genitori sanno che, senza l’aiuto dei propri figli, non saranno mai in grado di rimborsare abbastanza rapidamente i debiti, il che li spinge ulteriormente nella trappola dell'indebitamento.
Il vantaggio dei proprietari di fornaci ad utilizzare manodopera minorile sta nel fatto che ogni nucleo familiare, che sia formato da una o dieci persone, riceve pagamenti in natura come l'alloggio, l'acqua e l'elettricità. I minori svolgono alcune attività che, pur non essendo molto visibili, permettono agli adulti di produrre di più. I bambini aiutano a portare l’acqua, puliscono l’ambiente di lavoro, preparano l'argilla che i più grandi inseriscono negli stampi. A casa, i bambini aiutano nelle attività domestiche per lasciare più tempo agli altri membri della famiglia di produrre mattoni.
Samuel Hall Consulting: In Afghanistan, le famiglie che lavorano nelle fornaci hanno conosciuto la servitù per debiti mentre vivevano come rifugiati o migranti in Pakistan. Quasi tutte le famiglie (98 %), oggetto dell’inchiesta, sono state in esilio in Pakistan dove hanno iniziato a lavorare nelle fornaci come manodopera poco qualificata. Quelle che sono poi ritornate in Afghanistan, avendo famiglie numerose a cui pensare, con competenze limitate e senza accesso al credito, hanno trovato lavoro solo nelle fornaci, dove comunque gli viene garantito un anticipo sul salario nonché l'alloggio e l'acqua come pagamento in natura. Per attrarre le famiglie, i reclutatori afghani gli propongono il rimborso del viaggio di ritorno in Afghanistan. In media, le famiglie sono composte da 8,8 persone, e l’83 % dei capifamiglia non ha ricevuto nessuna istruzione.
Sarah Cremer: La composizione della manodopera delle fornaci afghane è molto diversa rispetto agli altri paesi della regione. In Nepal e in India, il personale comprende uomini, donne e minori dei due sessi. In Afghanistan, anche se le famiglie si trovano in condizioni di estrema povertà, donne e ragazze lavorano fuori casa solo in caso di effettiva necessità. Anche nel vicino Pakistan, ci sono donne che lavorano nelle fornaci, ad eccezione delle famiglie di rifugiati o migranti afghani. L'esclusione delle donne dalla forza lavoro in Afghanistan si traduce in un maggior ricorso al lavoro dei bambini, in quanto solo un genitore è economicamente attivo.
Samuel Hall Consulting: In Afghanistan, il 56 % dei lavoratori delle fornaci è formato da minori, la maggior parte ha 14 anni o anche meno. Tra questi, la presenza delle bambine è particolarmente elevata in quanto le tradizioni culturali afghane le obbligano a rimanere a casa solo a partire dalla pubertà. Ciò non significa che le ragazze smettano di lavorare, al contrario passano semplicemente dal lavoro remunerato a quello non remunerato, cioè il lavoro domestico, spesso solo parzialmente rilevato nelle statistiche del lavoro minorile. Alle prese con un indebitamento senza fine, le famiglie utilizzano tutta la manodopera disponibile per sbarcare il lunario. È il bisogno e l’estrema povertà che spinge i genitori a far lavorare i propri figli, spesso fin dalla tenera età.
Samuel Hall Consulting: Attualmente, la crescita del PIL rimane forte. Tuttavia, l’economia afghana sta per subire un importante cambiamento nel momento in cui, a partire dal 2014, i finanziamenti dei donatori diminuiranno. I livelli attuali di crescita economica (8,2 % nel 2010) sono in gran parte dovuti all’aiuto internazionale e alla spesa militare; nel 2010, l’aiuto all’Afghanistan ammontava a 15,4 miliardi di dollari e la spesa militare superava i 100 miliardi di dollari.
Con la riduzione dell’aiuto internazionale, ci sarà verosimilmente una contrazione dell’economia afghana, soprattutto nei settori che hanno maggiormente beneficiato degli aiuti e dei fondi per la ricostruzione, compreso il settore edilizio. Di conseguenza, aumenterà la dipendenza del Paese dall'agricoltura. Numerosi proprietari di fornaci, che lavorano tuttora con margini ristrettissimi, dovranno allora chiudere i battenti oppure ridurre ulteriormente i salari dei lavoratori per rimanere competitivi sul mercato dei mattoni che subirà, inevitabilmente, un calo della domanda.
Samuel Hall Consulting: Senza istruzione, formazione o competenze trasferibili, gli adulti o i minori servi per debiti non sono preparati a fare altro se non a fabbricare mattoni. Per queste persone, cambiare strategia di sopravvivenza sarà estremamente difficile in quanto servirebbero interventi per affrontare la mancanza di competenze e di attività produttive nonché l’indebitamento delle famiglie e la servitù. Gli attori dello sviluppo devono fornire da un lato un'assistenza umanitaria di breve termine per aiutare nell'immediato le famiglie asservite, dall'altro devono avviare programmi di lungo termine per facilitare la transizione verso nuove strategie di sopravvivenza, più sostenibili.
Gli attori delle politiche umanitarie e di sviluppo devono lavorare insieme con il governo afghano e le parti sociali per sviluppare una strategia creativa e coordinata che spezzi il circolo vizioso dell’indebitamento delle famiglie, della povertà e della dipendenza. Questa strategia dovrebbe favorire politiche che spingono le persone a cambiare attività economiche, piuttosto che restringere o vietare alcuni tipi di attività. Dovrebbero anche affrontare questioni quali l’accesso al credito e agli strumenti di microcredito, i problemi legati alla proprietà della terra, le migrazioni di ritorno transfrontaliere e l’accesso ad una istruzione di qualità per i bambini, in modo da rompere il circolo vizioso della servitù per debiti che si tramanda di generazione in generazione.