Giornata internazionale lavoratori domestici 2019

Convegno “L’impatto del lavoro domestico nei Paesi d’origine”

In occasione della Giornata internazionale dei lavoratori domestici si è svolto il Convegno “L’impatto del lavoro domestico nei Paesi d’origine”, organizzato dall’Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestici DOMINA. L'evento s'inserisce nell'ambito delle iniziative del Centenario dell'Organizzazione internazionale del lavoro.

Le rimesse dei lavoratori domestici rappresentano una fonte rilevante di entrata per i Paesi d’origine: il loro contributo ammonta a 1,4 miliardi di Euro. Le conseguenze tuttavia, non sono solo di tipo economico ma ci sono anche i risvolti sociali che si ripercuotono sulle lavoratrici e i lavoratori e le loro famiglie. Questi sono stati alcuni dei temi discussi in occasione del convegno che ha visto partecipi le istituzioni nazionali e internazionali, le rappresentanze diplomatiche dei Paesi che hanno il maggior numero di lavoratori domestici in Italia (Romania, Moldavia, Ucraina e Filippine), i rappresentanti dei sindacati, esperti e ricercatori del settore.

Ha aperto i lavori della giornata la Sindaca di Roma, Virginia Raggi. In Italia vivono e lavorano, legalmente, 900.000 lavoratori domestici che hanno inviato in patria 1,4 miliardi di euro, ha ricordato la Sindaca. In realtà i numeri sono molto diversi: i lavoratori superano i 2 milioni, se consideriamo il lavoro sommerso. E otto lavoratori su dieci sono stranieri.

Come discusso dal Direttore dell’Ufficio OIL per l’Italia e San Marino, Gianni Rosas, le lavoratrici e i lavoratori domestici rappresentano una parte significativa della forza lavoro in tutto il mondo. Secondo le stime dell’OIL, sono 67 milioni i lavoratori domestici in tutto il mondo. Si tratta tuttavia di una stima conservativa che, in ragione dell’alto tasso di informalità di questo settore, potrebbe addirittura raddoppiare. Di questi 67 milioni, il 17,2 per cento sono lavoratori e lavoratrici domestici migranti, il 73,5 per cento sono donne e il 26,6 per cento sono uomini.

A livello globale, il settore dell’assistenza e della cura alla persona — al quale afferiscono le occupazioni relative al lavoro domestico — è in costante crescita. Secondo le stime dell’OIL, tale settore potrebbe creare 269 milioni di posti di lavoro aggiuntivi entro il 2030 (rispetto ai 206 milioni del 2015) nel caso in cui si facciano investimenti sociali e nella professionalizzazione del settore. In Italia, un incremento degli investimenti nei servizi di assistenza e cura potrebbe incrementare il numero di posti di lavoro del settore da 3,2 milioni censiti nel 2015 a 4,6 milioni (3,9 milioni nel settore dell’assistenza e cura e 0,7 milioni di posti di lavoro creati dall’indotto) entro il 2030. Ciò rappresenterebbe un aumento del 43 per cento. Più di un quarto (il 27, per cento) di ogni incremento di spesa pubblica sarebbe compensato attraverso entrate fiscali già nel breve periodo.

Le lavoratrici e i lavoratori domestici sono particolarmente esposti alle discriminazioni legate alle condizioni di impiego e di lavoro e ad altre violazioni dei diritti fondamentali sul lavoro. Questi sono spesso costretti ad affrontare orari di lavoro eccessivamente lunghi, a fronte di salari molto bassi. In generale i lavoratori domestici guadagnano meno della metà, in alcuni casi il 20 per cento, del salario medio di riferimento. Oltre la metà di questi lavoratori non godeva del salario minimo legale e il 45 per cento non godeva di riposo retribuito. Molto spesso non viene loro garantito il giorno di riposo settimanale e, talvolta, sono vittime di abusi psico-fisici e viene loro limitata la libertà di movimento. Vi sono poi casi di grave sfruttamento e abuso (fisico, sessuale e finanziario) che portano alla privazione della libertà attraverso condizioni di schiavitù moderna e lavoro forzato. Fino al 2010, solo il 10 per cento dei lavoratori domestici aveva i suoi diritti riconosciti dalla legislazione del lavoro e non aveva accesso ai sitemi di sicurezza sociale.

La Convenzione dell’OIL n.189 del 2011 sulle lavoratrici e i lavoratori domestici e la relativa Raccomandazione, equiparano questi lavoratori ai quelli degli altri settori economici e estendono l’applicazione dei principi e i diritti sul lavoro, inclusi quelli fondamentali, a tutti i lavoratori domestici. Dal 2011 ad oggi, oltre 70 paesi hanno riformato la legislazione e le politiche nazionali e disciplinato il lavoro domestico secondo le previsioni della Convenzione 189. A giugno 2019, 29 paesi hanno ratificato la Convenzione, oltre 30 paesi hanno esteso legislazione a protezione lavoratori domestici e altri 20 paesi stanno riformando il sistema legislativo.

Come ricordato dal Direttore Rosas, la recentissima adozione della Convenzione n.190 del 2019 sulla violenza e le molestie nel mondo del lavoro e della relativa Raccomandazione rappresenta un passo avanti ulteriore per la tutela e la protezione delle lavoratrici e dei lavoratori domestici. Il nuovo trattato internazionale riconosce che la violenza e le molestie possono costituire un abuso del diritti umani e hanno un enorme inciso sulle persone, sulle imprese, e sui governi. La norma definisce inoltre “violenza e molestie” come un insieme di comportamenti, pratiche o minacce “che mirano a provocare — o sono suscettibili di provocare — danni fisici, psicologici, sessuali o economici” e richiede agli Stati membri di adoperarsi per assicurare “tolleranza zero nel mondo del lavoro”.
Durante il convegno è stato presentato il Dossier n.11 “L’impatto socio-economico del lavoro domestico nei Paesi d’origine”, frutto della ricerca congiunta di DOMINA e della Fondazione Leone Moressa In seguito, ha avuto luogo la consegna degli attestati del corso di formazione promosso da Domina e EBINCOLF, organismo paritetico rappresentativo nel settore del lavoro domestico in Italia.

Programma del convegno